Dai Fori Imperiali a Pompei crolla anche l'Italia dell'arte

A San Giuseppe dei Falegnami solo l'ultimo episodio Decine di siti a rischio per la scarsa manutenzione

Un paese pericolante. Dai ponti delle autostrade alle scuole, passando per l'immenso patrimonio culturale, l'Italia cade a pezzi: un problema di risorse, certamente, ma troppo spesso anche di organizzazione: l'incuria, l'indifferenza e l'interventismo occasionale e di facciata sono da sempre un male atavico del nostro Paese.

«Quello che è successo a San Giuseppe dei Falegnami non deve più accadere - ha tuonato ieri Alberto Bonisoli -, siamo in un Paese fantastico ma siamo stati distratti da altre cose per capire se ci sono situazioni di pericolo e mapparle in modo importante». Il ministro dei Beni Culturali ha garantito di essere già passato all'azione: «Si tratta di un tema che affronteremo al più presto in Consiglio dei ministri: per il momento possiamo dire che al nostro interno ci sono già dei fondi e la settimana scorsa, dopo i fatti di Genova, abbiamo iniziato a mapparli. Nelle prossime settimane metteremo insieme le informazioni che abbiamo con una valutazione di pericolosità rispetto a determinati parametri, a prescindere da chi sia il proprietario».

A fare un censimento sul territorio segnalando il patrimonio a rischio ci pensa invece Italia Nostra, che dal 2011 ha stilato e continua ad aggiornare un elenco dei beni culturali manchevoli di un'appropriata manutenzione. La cosiddetta «Lista Rossa» spazia dai parchi ai paesaggi, dai musei ai centri storici, dai beni religiosi ai siti archeologici e ricomprende monumenti più e meno noti sparsi per la penisola.

Ci sono ovviamente i casi più eclatanti, come quelli del parco archeologico di Pompei e delle Mura Aureliane di Roma di cui purtroppo abbiamo periodicamente notizie di crolli, ma anche siti che essendo meno frequentati dal turismo di massa sono immeritatamente tagliati fuori dalla luce dei riflettori. Tra i casi più preoccupanti, ad esempio, vanno segnalati - quello della Fabbrica Alta di Schio, quello del Borgo di Fogliano in provincia di Latina, quello dell'area archeologica dell'antica città di Teano e quello delle torri costiere del Sinis, in provincia di Oristano. Ma sulla cartina dello Stivale le bandierine piazzate

Si tratta di capire cosa potrebbe essere fatto di più e di diverso, e da questo punto di vista è la stessa Italia Nostra ad offrire un suggerimento. All'indomani del crollo della chiesa ai Fori Imperiali ha rivolto un appello al Mibact ribadendo «la necessità di una reale politica della sicurezza e conservazione dell'intero patrimonio artistico del Paese al pari di quello delle grandi opere. Ciò anche e soprattutto attraverso finanziamenti e sponsorizzazioni di privati».

Un aiuto arriva anche dalle fondazioni come il Fai (il Fondo Ambiente Italiano), che ogni anno nel mese di ottobre lancia la campagna «Ricordati di salvare l'Italia», una

raccolta di fondi che servono a coprire i costi di manutenzione dei beni che ha in gestione. Ma evidentemente non basta: la coperta è troppo corta per un Paese in cui troppe bellezze artistiche sono abbandonate a se stesse.

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