La sinistra ha affilato le armi e non ha alcuna intenzione di fare passi indietro sullo ius soli, tanto che il governo sembra intenzionato a chiedere la fiducia per portare a casa l'approvazione della legge. Perché tutta questa fretta e perché la sinistra nostrana spinge tanto per concedere automaticamente la cittadinanza a chiunque nasca nel nostro Paese, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori? Innanzitutto parliamo di numeri, che ci consentono di avere un quadro più chiaro di quello che potrebbe avvenire. Con l'eventuale entrata in vigore dello ius soli oltre 800mila stranieri diventerebbero subito italiani, secondo le stime ufficiali sulle richieste di cittadinanza, ma non solo: ogni anno ci sarebbero altri 50-60mila nuovi italiani, senza tenere assolutamente conto dell'eventuale invasione di donne straniere incinte che verrebbero in Italia solo per partorire. Detto questo, vediamo nel dettaglio perché alla sinistra fa gola lo ius soli.
IL CONSENSO
Questa è forse la principale ragione che spinge i progressisti a naturalizzare gli immigrati. Ricordiamo che le elezioni politiche sono alle porte e che negli ultimi vent'anni siamo andate alle urne cinque volte per eleggere il Parlamento. Ebbene, tre volte su cinque il vantaggio che ha consentito a una maggioranza di governare è stato inferiore a 500mila voti. Da questi numeri si comprende bene quale vantaggio possa avere uno schieramento che raccolga la fetta più consistente del voto straniero. D'altronde, non è un mistero che sia scomparso quasi del tutto il bacino operaio dove la sinistra attingeva consensi ed è da anni che i progressisti guardano con speranza al voto dei «nuovi italiani». È vero, non tutti gli stranieri votano o voterebbero per il Pd oppure per i partiti di estrema sinistra, ma sappiamo tutti che gran parte degli immigrati pendono politicamente, per interesse o per convinzione, verso sinistra. E la dimostrazione arriva dalle elezioni amministrative, per esempio quelle di Milano, dove le comunità straniere (in primo luogo musulmani e cinesi) hanno giocato un ruolo importante per garantire quei tre punti percentuali grazie a cui il candidato progressista Beppe Sala è diventato sindaco. Per la sinistra, che governa meno grandi città di prima, non è un particolare insignificante. Tanto più a livello nazionale.
GLI AFFARI
Il grande affare della immigrazione sappiamo bene da chi è gestito. Legalmente, ci mancherebbe. Non stiamo infatti parlando di bande criminali, ma di associazioni e cooperative che assistono i migranti e che ricevono dallo Stato un congruo contributo per la loro opera (oltre 30 euro al giorno più Iva grazie agli appalti del ministero dell'Interno). Naturalmente è noto da chi sono sponsorizzati politicamente e a chi fanno riferimento queste organizzazioni. Con lo ius soli questo business incrementerebbe ulteriormente grazie alla corsa delle partorienti straniere. Ma non solo. Ci sono poi agenzie, patronati e associazioni (anche loro con padrini politici che, guarda caso, stanno in gran parte a sinistra) che si garantirebbero un nuovo affare e cioè assistere gli immigrati non solo per le procedure di asilo ma anche per quelle che permettono di ottenere la cittadinanza. Come dicevamo prima, 800mila da subito e almeno 50-60mila ogni anno.
L'INTELLIGHENZIA
Non possiamo inoltre tralasciare l'influenza dei salotti radical chic e buonisti che con il loro terzomondismo e il mito del melting pot condizionano non poco i partiti di sinistra. I nomi sono tanti e ogni giorno leggiamo sui giornali o sentiamo alla tv e alla radio i loro proclami sui diritti dei migranti, sulla bellezza della società multiculturale, sui vantaggi sociali ed economici dell'integrazione. Sono bravi a raccontare favole, alcuni ci credono pure, altri invece seguono la tendenza. Ma sta di fatto che sono e restano influenti e le loro accuse di razzismo e xenofobia continuano ad avere peso in una società fragile e sensibile come la nostra. Non vogliamo qui elencare tutte le negative conseguenze sociali, economiche, religiose e culturali che l'immigrazione incontrollata e lo ius soli portano e porterebbero nel nostro Paese, ma desideriamo solo ricordare la storia a questi profeti dell'integrazione. Mai sentito parlare della presenza e del dominio islamico del subcontinente indiano durata fino all'arrivo degli inglesi (cioè sette secoli)? Musulmani e indù non si sono mai integrati.
E quando Londra lasciò l'India fu costretta a creare uno stato islamico (il Pakistan) con massicce deportazioni di popolazione. Da allora i due Paesi hanno combattuto quattro guerre e l'intolleranza religiosa regna perenne all'interno della stessa India.
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