
C'era una volta il sistema elettorale perfetto, quello uninominale secco del «chi vince in un collegio prende tutto e gli altri a casa». Quello che da un'eternità garantisce al Regno Unito un governo dotato di solida maggioranza parlamentare, anche se con qualche piccolo effetto collaterale di iniquità: chiedere chiarimenti ai liberaldemocratici, che per anni hanno ottenuto un quinto dei voti e un decimo dei seggi perché nei collegi arrivavano quasi sempre terzi, qualche volta secondi e primi quasi mai.
Ebbene, mancano due giorni alle elezioni politiche britanniche e anche questo mito sta per crollare sotto i colpi impietosi dei sondaggi. Non sono più i tempi dei due grandi partiti di massa e di un terzo incomodo vaso di coccio destinato a farsi stritolare dai due vasi di ferro: conservatori e laburisti sono dati alla pari attorno al 33 per cento, mentre il restante terzo degli elettori si sparpaglia ormai stabilmente tra vari partiti. Lo storico «terzo incomodo» liberaldemocratico Nick Clegg pagherà la sua alleanza con il conservatore David Cameron e vedrà i suoi già scarsi seggi dimezzati e quindi pressoché inutilizzabili; il populista di destra Nigel Farage arrafferà con il suo Ukip un 12-14 per cento utile solo a non far trionfare Cameron che se li vedrà sfilare nonostante gli ottimi risultati conseguiti in economia; la verde Nathalie Bennett assottiglierà i voti laburisti di un altro prezioso 5 o 6 per cento, ma vedrà con ogni probabilità solo col binocolo i banchi di Westminster.
Insomma i due partiti maggiori si troveranno testa a testa ed entrambi in minoranza, mentre i loro concorrenti minori non otterranno abbastanza seggi per negoziare un governo di coalizione con uno di loro. Ma c'è un'eccezione. Sì, perché l'uninominale secco favorisce i partiti regionali e questo sarà l'anno del trionfo dei nazionalisti scozzesi, trascinati dalla battagliera Nicola Sturgeon. In Scozia avranno votato anche contro la secessione nel referendum dello scorso settembre, ma la voglia di far sentire la propria voce a Londra è rimasta fortissima: tanto che i sondaggi prevedono uno storico en plein dell'Snp, ovvero ben 59 seggi.
E siccome la «Lega» scozzese sta molto più a sinistra di quella nostrana, la signora Sturgeon sta da tempo pressando il leader laburista Ed Miliband perché accetti un'alleanza inedita che avrebbe due caratteristiche principali: sposterebbe l'asse del programma di governo troppo a sinistra per essere accettato dai centristi che Miliband corteggia, ma in compenso sarebbe forse l'unica maggioranza disponibile a Westminster da venerdì prossimo. Miliband tuona la sua indisponibilità, ma confida in un appoggio esterno (sempre che vinca): roba da vecchia Dc.
Un bel pasticcio.
Che alimenta sui giornali un acceso dibattito sull'opportunità di passare al proporzionale. Che avrà certamente i suoi difetti, ma potrebbe almeno rispecchiare con più equità le indicazioni delle urne. E magari rendere più facile la formazione di un governo.