
Se il sindaco Beppe Sala decidesse di tirare dritto le elezioni comunali a Milano si svolgerebbero nella primavera 2027, tra il 15 aprile e il 15 giugno. Ma nel caso in cui Sala dovesse decidere per un "ribaltone" e presentare le sue dimissioni le cose si complicherebbero e non poco. La gestione del Comune passerebbe temporaneamente al vicesindaco per gli affari correnti, in attesa della nomina di un commissario straordinario da parte del Ministero dell'Interno. La legge prevede che rassegnando le dimissioni prima dei 60 giorni dal voto, sarebbe possibile in teoria convocare le elezioni anticipate, ma non certo in autunno. Fuori tempo massimo. Si slitterebbe alla finestra ordinaria di primavera 2026, quindi a Olimpiadi appena concluse, ma questo significherebbe non solo avere una campagna elettorale aperta durante i Giochi invernali del 2026, ma soprattutto con l'organizzazione dell'evento tutta da gestire. Le eventuali dimissioni del sindaco adesso bloccherebbero tutta una serie di dossier abbastanza spinosi per l'amministrazione: in ballo la vendita dello stadio di San Siro, che avrebbe dovuto avvenire entro fine mese, in tempo utile cioè per non far scattare il vincolo della Sovrintendenza che dovrebbe diventare operativo a novembre e che quindi impedirebbe poi l'abbattimento del Meazza. Il tema del Meazza peraltro è molto presente negli scambi di messaggi tra Giuseppe Marinoni, presidente della commssione Paesaggio del Comune fino ad aprile, per cui i pm hanno chiesto l'arresto, e Federico Pella, manager della J+S (anche lui oggetto della stessa richiesta). Due figure centrali del presunto "sistema deviato" di speculazione edilizia "selvaggia". Per i pm, infatti, ci sono "gli elementi di prova del fatto che un altro importante obiettivo rientrante nel programma criminoso tra Marinoni e Pella, per il quale i due confidavano pure nell'appoggio dell'assessore Tancredi", riguardava la "vicenda delle opere relative allo stadio Meazza e alle aree limitrofe".
Nel mirino della procura però opere delle Olimpiadi, in particolare il Villaggio olimpico a Scalo Romana (foto), che avrebbe dovuto essere riconvertito nel più grande studentato d'Italia con 1.700 posti letto convenzionati.
In stand by rimarrebbe per mesi anche la stesura del nuovo pgt del Comune di Milano, quell'insieme di regole e programmazione urbanistica che avrebbe dovuto mettere chiarezza nelle norme sulla rigenerazione urbana, in particolare appunto sulle ristrutturazioni e sulle demolizioni, se in contesti urbanistici già edificati, e che quindi dovrebbero sciogliere anche il nodo dell'obbligo di un piano attuativo.
Esattamente i temi che avrebbe dovuto affrontare e risolvere il Salva Milano qualora fosse stato approvato o l'interpretazione autentica della norma a seguito del primo filone delle indagini della Procura di Milano partito nel lontano ottobre 2022 proprio in un cortile di piazza Aspromonte, e che hanno portato alla paralisi di 150 progetti approvati in maniera irregolare.