Fortuna che non cresciamo, così inquiniamo poco. Tranquilli, nei prossimi mesi calerà la spesa per interessi, torneremo a investire sulle infrastrutture e agevoleremo le semplificazioni, investendo un milione di euro. Il Def oggi è approdato a Bruxelles, insieme al Piano nazionale delle riforme e ai vari dossier allegati. Il clima non è dei migliori. Sono note le perplessità della Commissione europea, le difficoltà a centrare gli obiettivi. Le sfide perse in partenza su conti e crescita. Ma anche nei capitoli minori, sparse qua e la nei testi del documento di primavera - notoriamente il meno veritiero di tutta la sessione di bilancio - spuntano varie stonature.
C'è ad esempio l'allegato del ministero dell'Ambiente. Una relazione sullo «stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra» che ieri è finita sotto la lente di Marzio Galeotti e Alessandro Lanza nel sito Lavoce.info. Gli obiettivi di Kyoto sono stati centrati «a seguito del rallentamento dell'economia», stando al Def. Nel 2013-2014 è continuato il calo delle emissioni. Nel 2015 è andata un po' «peggio», nel senso che industria e abitazioni hanno prodotto più emissioni. In sostanza le fabbriche hanno lavorato e le case sono state riscaldate. Ma «dati preliminari mostrano che nel 2016 le emissioni complessive sono tornate a scendere». Buona notizia per eventuali pasdaran di Kyoto, brutta per chi aspetta la ripresa. È la decrescita felice che si realizza.
I documenti del governo sono pieni di incongruenze. Per dirne una, la previsione della spesa per interessi in calo. Ben due punti base, pari alla manovrina nei prossimi due anni. Questo mentre i rendimenti dei Btp decennali sono in crescita costante, in controtendenza rispetto agli altri titoli di stato europei.
Di particolare interesse per le istituzioni europee il Pnr, cioè il piano delle riforme con il quale il governo deve dimostrare di avere seguito le raccomandazioni specifiche per paese. Nel piano del governo si assicura che ci sarà un rafforzamento degli investimenti. L'Europa ci ha concesso flessibilità per farne e si aspetta una crescita della spesa dello 0,9%. Peccato che invece l'Italia abbia registrato un calo del 4,5%. Segno che la spesa, anche nella terza repubblica, è solo corrente. Nel Def si cerca di ovviare al problema prevedendo già per il 2017 400 milioni da destinare alle regioni per la realizzazioni di investimenti in trasporti, viabilità, mobilità sostenibile. Poco più di quelli concessi ad Alitalia. Sono 300 milioni di garanzia presso Invitalia. Difficile contabilizzarli come investimenti.
Nell'elenco delle storture minori ci sono diversi «profili problematici» segnalati da Forza Italia. Le province che sopravvivono. Dovrebbero essere state abolite, ma il Def prevede di aumentare i contributi permanenti all'ente intermedio di circa 80 milioni all'anno a partire dal 2018. Quindi: o la riforma Del Rio non è stata applicata o non ha sortito gli effetti sperati. In Sardegna, poi i contributi aumentano considerevolmente: 20 milioni per ciascuna, sempre a partire dal 2018. Va molto peggio ai comuni che decidono di mettere da parte campanilismi e clienteli aggregandosi ad amministrazioni limitrofe.
Per favorire l'accorpamento il governo stanzia ben un milione di euro all'anno. Nemmeno la cancelleria. Quanto basta per dire che è parte del programma di governo. Che poi quel programma si trasformi in realtà è un'altra storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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