
Bello? Brutto? Chi se ne importa? Ciò che conta è che sia instagrammabile, qualsiasi cosa sia. Che si tratti di location create ad hoc, di sedie di Swarovski o di quadri di inizio Settecento poco cambia. Lo sfondo è bello? I colori sono in palette con la maglietta? Ottimo per un selfie.
Deve aver pensato qualcosa del genere anche il turista che ieri ha sfondato un dipinto agli Uffizi di Firenze. Ha perso l'equilibrio mentre era intento a cercare l'inquadratura perfetta con il telefono e d'istinto, per non cadere, si è appoggiato con la mano alla tela, squarciando un piede del povero Ferdinando dei Medici, egregiamente dipinto nel 1712 da Anton Domenico Gabbiani. L'opera, che normalmente è esposta a Palazzo Pitti, è stata trasferita temporaneamente agli Uffizi per la mostra sulle arti del Settecento e fa perfino da copertina sulla pagina web che promuove la mostra.
Non è dato sapere se il selfie sia riuscito o no, ma il suo autore è stato denunciato ai carabinieri. Tuttavia secondo la direzione degli Uffizi non si tratta di un danno grave e il dipinto sarà riparato entro pochi giorni.
"Quello dei selfie è un problema dilagante - sbotta il direttore degli Uffizi, Simone Verde - Porremo dei limiti molto precisi, impedendo i comportamenti non compatibili con il senso delle nostre istituzioni e del rispetto del patrimonio culturale".
A pagare caro il prezzo di un post anche il museo di Palazzo Maffei a Verona. Il motivo? Un selfie "ad effetto". Protagonista involontaria: la celebre sedia Van Gogh dell'artista Nicola Bolla, interamente rivestita di cristalli Swarovski. La sedia è lì, stupenda, luccicante. Vuoi non tentare un'inquadratura dall'alto - prospettiva Van Gogh appunto - magari seduti con le gambe accavallate? L'opera si spezza, i due turisti scappano e il video (di questo andranno sicuramente fieri) diventa virale sui social collezionando più like degli Swarovski utilizzati per l'opera d'arte. A pubblicarlo però non sono i due sconsiderati visitatori ma la direttrice stessa del museo, Vanessa Carlon, che denuncia in un post: "I selfie sono il nostro incubo. Sarebbe ridicolo se non fosse vero, purtroppo è accaduto realmente. È l'incubo per eccellenza di ogni museo". Per lei, come per il direttore degli Uffici e comprensibilmente di tutti i musei italiani. Terrorizzati tanto dai selfie incauti quanto dalle azioni sovversive degli attivisti che lanciano salsa di pomodoro e affini sulle opere. Non c'è da stupirsi se a breve dovesse arrivare una nuova normativa anti selfie. O almeno un ritorno alle vecchie fotografie al di qua dei cordoni di sicurezza e senza flash.
E pensare che, per gli Uffizi, era stato proprio un selfie a determinare il rilancio della galleria. Già, ma quella volta se l'era scattato Chiara Ferragni davanti alla Venere di Botticelli.
Anche allora ci furono polemiche ma la pubblicità al museo fu enorme e soprattutto passò un concetto "democratico": l'arte è per tutti, non solo per gli intellettuali ma anche per il pubblico pop degli influencer. Tutti possono godere della bellezza di un'opera d'arte e magari sdrammatizzare la visita con un bel post sui social. Ecco, magari anche meno.