Davanti all'afasia europea sono tutti appesi a Trump

Trump è l'unico che riesce a smuovere le acque nei due conflitti che costano la vita a migliaia di persone

Davanti all'afasia europea sono tutti appesi a Trump
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Sarà pure uno spaccone che ne promette mille e forse ne mantiene una, ma Donald Trump è l'unico che riesce a smuovere le acque nei due conflitti, Ucraina e Palestina, che costano la vita a migliaia di persone. Ieri ha inviato un messaggio che ha allarmato il Cremlino: "sull'invio di missili Tomahawk a Kiev ho deciso", ha avvertito. E sulla crisi medio-orientale ha riportato al tavolo delle trattative Israele e Hamas dandogli tempo fino a domenica per siglare un'intesa sul rilascio degli ostaggi e la fine delle operazioni militari a Gaza. Certo nella sua politica non usa i guanti ma la forza, non punta a "convincere" quanto a "costringere" i suoi interlocutori. Ma è figlio dei tempi: Putin, Hamas e Netanyhau in questi anni hanno professato molto peggio lo stesso credo. Poi certo il personaggio è stravagante: voleva imporre la pace in Ucraina in 24 ore ma è trascorso quasi un anno, le pesanti sanzioni che dovevano convincere la Russia sono rimaste in soffitta e per ora a Gaza continuano a morire. Detto questo, però, il suo piano è l'unica speranza, magari labile e confusa, per porre fine alla carneficina a Gaza. Tant'è che tutti lo appoggiano dai paesi arabi, all'Unione Europea, dalla Russia alla Cina. E i famigliari degli ostaggi israeliani, che vedono in lui l'unico capace di riportare a casa i loro cari, lo candidano per il Nobel per la Pace. Per cui si può dire ciò che si vuole ma l'unica chance è quest'uomo dai capelli arancione che guida un paese diviso come gli Stati Uniti.

Non c'è per ora un'alternativa. Soprattutto non si è concretizzata l'altra opzione che puntava su un nuovo protagonismo europeo.

Questa è la tragedia. Si diceva che l'ingresso alla Casa Bianca di un presidente che non amava la Ue, che puntava a ridurre il ruolo USA nel vecchio continente, che non si mostrava un geloso custode dei valori dell'Occidente come i suoi predecessori, avrebbe messo le ali ai piedi dell'Europa. Ma lo scatto di reni non c'è stato. Anzi la distanza tra l'Unione di oggi e quella che dovrebbe essere per avere un ruolo nel nuovo ordine mondiale, se è possibile è anche aumentata. Il mondo è orfano della potenza europea che è in uno stato afasico, non tanto in parole (anzi ne spreca) quanto in fatti.

Trump di fronte alla tetragonia con cui Putin persegue i suoi obiettivi di guerra ha tirato in ballo i tomahawk, i missili taurus che il cancelliere Merz aveva promesso a Kiev in campagna elettorale sono rimasti negli arsenali tedeschi. Dopo mille ultimatum e una dotta discussione tra le capitali europee sul dilemma amletico "li abbattiamo o non li abbattiamo", i droni russi continuano a fare la spola indisturbati tra gli aeroporti e le strutture militari dell'Unione. Orban persevera nel dire "no" all'ingresso dell'Ucraina nella Ue senza che nessuno lo accompagni alla porta.

E ora il tramonto di Macron sempre più anatra zoppa in Francia, rischia di mettere in crisi quel minimo di attivismo in politica estera che la Ue aveva messo in campo. Per l'Europa l'oggi è peggio di ieri. Se non si sveglia, se non si scuote dall'afasia rischia di rinunciare pure al domani.

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