Dazi, primo effetto: Apple investe 100 miliardi negli Usa

L'annuncio di Trump e del Ceo Tim Cook. Un avvertimento per tutte le multinazionali

Dazi, primo effetto: Apple investe 100 miliardi negli Usa
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Donald Trump ha scelto ancora una volta il palcoscenico della Casa Bianca per rivendicare i frutti della sua strategia protezionistica. Ieri pomeriggio (era la tarda serata in Italia; ndr) Apple ha annunciato che investirà 100 miliardi di dollari aggiuntivi negli Usa nei prossimi quattro anni, portando il totale dell'impegno domestico a quota 600 miliardi. Il presidente ha così potuto celebrare l'accordo come un "nuovo successo per la manifattura americana" e come prova tangibile dell'efficacia della sua politica dei dazi. "Oggi festeggiamo un altro passo avanti verso il rafforzamento della nostra sicurezza economica", ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca Taylor Rogers.

L'annuncio, anticipato da Bloomberg e confermato nelle ore successive dal presidente stesso, arriva in un momento delicato per la multinazionale di Cupertino. L'amministrazione Trump, infatti, aveva più volte minacciato l'azienda di pesanti dazi (fino al 25%) per le produzioni realizzate in Cina, India e Vietnam, in particolare per gli iPhone assemblati fuori dagli Stati Uniti. A meno di un'ora dalla chiusura di Wall Street, l'effetto annuncio ha spinto il titolo Apple in deciso rialzo, con un guadagno del 5,7%. Il Ceo Tim Cook non ha rilasciato commenti ufficiali, ma aveva lasciato intendere il cambio di passo già durante una recente conference call con gli analisti. "Stiamo facendo sempre di più negli Stati Uniti. È un processo in espansione", aveva dichiarato. Cook ha ricordato che componenti strategiche, come i chip o il vetro degli iPhone, sono già prodotti sul suolo americano. Ora però la strategia si allinea ancora più chiaramente al piano "America First" di Trump, che punta a riportare in patria le filiere tecnologiche critiche.

La nuova tranche di investimenti oltre ai 500 miliardi già annunciati a febbraio include un rafforzamento della supply chain statunitense e un aumento della capacità produttiva interna. Tra le iniziative previste: un nuovo impianto di produzione a Houston, in Texas, dedicato ai server per l'Apple Intelligence, un raddoppio dell'Advanced Manufacturing Fund (da 5 a 10 miliardi di dollari), una nuova accademia manifatturiera in Michigan e un'intesa da 500 milioni di dollari con Mp Materials per espandere la produzione di magneti in terre rare in Texas.

La Casa Bianca, che ha fatto della pressione tariffaria uno strumento di rinegoziazione industriale, non ha nascosto il peso politico della mossa. "Chi non si adegua, paga. Chi investe, si salva", ha commentato una fonte vicina all'amministrazione, in riferimento ai dazi minacciati nei confronti delle aziende che delocalizzano. Il messaggio agli alleati economici è chiaro: chi vuole evitare la blacklist americana deve reinvestire nel Paese. E Apple ha risposto. Oltre all'espansione in Texas e all'accademia in Michigan, l'azienda rafforzerà la produzione di semiconduttori avanzati negli impianti Tsmc in Arizona, aumentando anche i fondi destinati alla ricerca interna nei settori più avanzati, come l'ingegneria dei chip e l'intelligenza artificiale.

Secondo le stime ufficiali, Apple supporterà oltre 2,9 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti, tra occupazione diretta, collaborazioni con fornitori e app economy. Con i nuovi investimenti, l'azienda prevede di creare almeno 20mila nuovi posti di lavoro in quattro anni.

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