
Fin dall'inizio l'Unione europea aveva detto che avrebbe negoziato con il bazooka sul tavolo. Il fatto è che la trattativa con gli Stati Uniti non è nemmeno cominciata. E, quindi, l'idea del bazooka è rispuntata con forza: secondo Bloomberg, l'Unione europea ha messo in conto di colpire circa 100 miliardi di merci statunitensi con balzelli aggiuntivi nel caso in cui la situazione non raggiungesse uno sbocco positivo. Il dettaglio delle misure dovrebbe essere discusso con gli Stati membri dell'Unione già oggi, per poi arrivare a un elenco definitivo nel giro di un mese.
Nel frattempo, la Commissione entro questa settimana dovrebbe condividere un documento con gli Usa per avviare i negoziati. Secondo le prime indiscrezioni, le proposte europee dovrebbero comprendere la riduzione di alcune barriere commerciali e un aumento degli investimenti negli Stati Uniti (la scorsa settimana si era parlato di una possibile offerta da 50 miliardi di euro di acquisti, che dovrebbero riguardare in particolare prodotti agricoli e gas naturale).
Tutto da vedere come deciderà di reagire il presidente americano Donald Trump, che certo non può essere contento del dato sul deficit commerciale degli Stati Uniti. Ebbene, il gap tra importazioni ed esportazioni è salito del 14% in marzo alla cifra record di 140,5 miliardi di dollari, oltre le attese degli analisti che scommettevano su 137,2 miliardi. Nel dettaglio, le importazioni sono aumentate del 4,4% a circa 419 miliardi, mentre le esportazioni sono salite dello 0,2% a 278,5 miliardi. Il saldo è peggiorato in seguito all'annuncio dei dazi reciproci di Trump. Un riflesso, quest'ultimo, della corsa all'accaparramento prima dell'entrata in vigore delle tariffe (lo si è visto anche sul dato dell'export italiano, cresciuto del 41,2% a marzo).
Intanto, ci sono i primi segnali che anche per le imprese statunitensi non sarà una passeggiata. Nonostante, ieri, il presidente Trump abbia detto, riguardo a potenziali negoziati con la Cina, che «se non facciamo commercio con la Cina, noi non perdiamo nulla». La Ford - che produce tanto negli Usa ma ha anche stabilimenti in giro per il mondo e una joint venture in Cina - ha dichiarato un possibile impatto negativo da 1,5 miliardi di dollari sui conti proprio a causa dei dazi e per questo motivo ha deciso di ritirare le previsioni future sui conti. Ma non è l'unica grande big americana a rischiare conseguenze dirette sulla sua attività: per esempio, la General Motors ha stimato un conto compreso fra 4 e 5 miliardi da scontare sul suo utile operativo. Passando all'industria dei giocattoli, la Mattel ha già annunciato l'intenzione di voler alzare i prezzi della Barbie negli Stati Uniti. Una scelta resa necessaria per compensare un incremento dei costi stimato in 270 milioni di dollari nel 2025, in attesa di ridurre la dipendenza dalla produzione cinese che prevede di ridurre al di sotto del 15% entro la fine del 2026.
Anche Apple ha segnalato
un impatto negativo di quasi un miliardo sui propri profitti sempre a a causa dei dazi. Nel settore tecnologico anche Amazon ha avvertito che le tariffe potrebbero complicare gli affari futuri, senza però divulgare stime.
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