Si poteva trovare l'accordo sul ddl Zan ma Enrico Letta e i giallorossi hanno preferito tirare dritto e rischiare di affossare il disegno di legge a tutela della comunità Lgbtq proposto da Alessandro Zan. Il Partito democratico ha ignorato le proposte di Matteo Salvini e Matteo Renzi, politicamente distanti ma concordi nel sottolineare la necessità di apportare delle modifiche. Il 13 luglio si andrà al voto in Senato, dove al momento è difficile che il ddl Zan abbia i numeri per passare.
Marco Antonellis su Tpi ha fatto i conti e, stando alla situazione attuale, il ddl Zan raccoglierebbe tra i 130 e i 145 voti. Troppo pochi per passare a fronte degli almeno 150 no. In questa situazione, in vero ago della bilancia sono i voti di Italia viva. Gli esponenti del partito di Renzi hanno dato il loro voto alla Camera ma ora che il ddl Zan si appresta ad arrivare in Senato chiedono che vengano apportate delle modifiche. Senza i voti di Renzi, Letta andrebbe nuovamente ko.
Pare che al Nazareno si respiri molta tensione. Come rivela Marco Antonellis la preoccupazione maggiore dei dem non sono tanto le medesime posizioni di Renzi e Salvini sul ddl Zan ma la possibilità che queste possano essere le "prove generali per la corsa al Quirinale" e che, quindi, "il Pd resti totalmente fuori dai giochi e spiazzato". Enrico Letta trema, la sua posizione irremovibile potrebbe portare il Partito democratico allo sbando.
Tra i dem serpeggia molta confusione. Sono diversi quelli che, seppure garantiscono il voto al ddl Zan, non lo fanno con estema convinzone. "In Aula, nonostante i miei dubbi, voterò insieme al mio gruppo. Chi mi include tra presunti franchi tiratori non conosce la mia storia", ha dichiarato la senatrice Valeria Fedeli, da molti inserita nel gruppo dei malpancisti pronti a tradire il partito del Nazareno con il voto segreto. La stessa linea è decisa a seguirla anche Valeria Valente, che darà il suo voto nonostante la "contrarietà su alcuni punti di quel testo così come sul metodo scelto".
Il senatore del Pd Mino Taricco, invece, è convinto che "l'attuale testo presenti delle criticità e la necessità di alcune correzioni nei punti più sensibili di cui molto si è parlato in queste settimane ed anche in questi ultimi giorni". Quindi, sollecitando il suo partito ad aprirsi al dialogo e non fare trincee su temi così importanti, Taricco ha dichiarato: "Consapevole della mia responsabilità sosterrò fino all'ultimo ogni possibilità per evitare tutti e due questi errori".
Per Enrico Letta, il ddl Zan è un banco di prova fondamentale per non essere disarcionato.
"Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana potrebbe essere il centrodestra a dare le carte e a decidere chi salirà al Quirinale", sarebbero state le parole di un big dem, intercettate da Marco Antonellis. "La partita del ddl Zan sarà l’antipasto di quello che accadrà nei prossimi mesi per il Colle", sarebbe il refrain più frequente al Nazareno.
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