Per De Luca il flop della sinistra è tutta colpa del Pd

Dal governatore della Campania pesanti bordate contro il suo partito. Non è da escludere che lo stesso De Luca possa puntare alla segreteria dem

Per De Luca il flop della sinistra è tutta colpa del Pd

Una batosta elettorale come quella avvenuta lo scorso 25 settembre il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, non se l’aspettava. Soprattutto nella Regione da lui guidata che si è colorata di azzurro con qualche pizzico di giallo. Una sconfitta su tutti i fronti.

Politica e personale perché non va dimenticato che alcuni candidati considerati suoi fedelissimi, come ad esempio Fulvio Bonavitacola e Luca Cascone, sono stati bocciati alle urne, con eccezione del figlio Piero, eletto nel listino blindato di Salerno.

Sono passati solo pochi giorni dalle elezioni ma il governatore è già pronto alla prossima battaglia: la scalata al vertice del Pd. Le dimissioni annunciate di Letta aprono nuovi scenari. E De Luca vuole essere protagonista della nuova stagione dem. Nonostante nel recente passato proprio lui non abbia risparmiato critiche al partito di cui fa parte.

Il governatore, come racconta il Corriere del Mezzogiorno, ha già messo nero su bianco un documento. Lo scopo potrebbe essere quello di intercettare sintonie utili a sostenere la sua scalata alla segreteria nazionale del partito. Oppure il testo potrebbe rappresentare una sorta di avviso ad amici e avversari per annunciare che al tavolo negoziale si siederà in prima persona perché non ha più voglia di subire candidature.

"Avverto fra la nostra gente un clima di depressione, di ‘fine della storia'"- ha scritto nella nota il governatore- Credo sia indispensabile uscire subito da questo stato d'animo. Il colpo è stato duro. Ma occorre reagire con forza. Chi si è stancato, stia a casa. Per chi vuole combattere è necessario guardare in faccia la realtà, con l'umiltà, il rigore, lo spirito autocritico necessariamente spietato, che ci è richiesto ora".

Non mancano dure critiche al modo con cui è gestito il partito: “Prima che un problema di uomini e di programmi, c'è un problema di relazioni umane. Nei nostri confronti è cresciuto un sentimento di insofferenza, di estraneità. Veniamo percepiti come un misto di presunzione, di supponenza e di inconcludenza". De Luca, come sua abitudine, è un fiume in piena. "Il nostro linguaggio ha dimenticato le parole della gente normale. Parliamo una lingua morta. Spesso, non ci ascoltano neanche", ha spiegato il governatore che ha anche affermato che "offriamo, il più delle volte, un personale politico senza nessun legame con i territori, cresciuto nelle stanze ammuffite delle correnti, o nei salotti pieni di luce e privi di aria. Non si vede gente che provenga dalla fatica e che conosca l'odore della terra bagnata, o il rumore di una fabbrica o l'angoscia di una vita di povertà, di una bottega che chiude, di un lavoro che non arriva mai".

Insomma, la colpa della clamorosa sconfitta alle Politiche è tutta del Pd. Ma ora, secondo il governatore, è possibile una svolta. "Ma non bisogna perdere tempo. Occorre scuotersi subito", ha sottolineato De Luca che ha lanciato un altro durissimo affondo contro i dem. Per il governatore, infatti, "non è finita la storia. È finita la vicenda di una forza politica, che non si è data una identità programmatica chiara e percepibile, e un modo di essere, di lavorare e di selezionare i suoi gruppi dirigenti sulla base del merito e della militanza".

Non bisogna stupirsi quindi del risultato elettorale. Ma vi è anche un altro elemento su cui De Luca batte: sarebbe in gioco "il carattere di forza nazionale del Pd". E questo perché "il Sud è scomparso dal suo orizzonte da anni e anni. E in queste condizioni, si rischia di diventare un partito meno che regionale, condannato all'ininfluenza". Un passaggio importante nel quale si evince la volontà di De Luca di contrapporsi in modo particolare alle proposte di candidatura del suo omologo dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e della sua vice Elly Schlein. Infine il governatore concede l’onore delle armi a Enrico Letta spiegando di apprezzare la “grande dignità personale e politica espressa da Letta".

Ora, però, secondo De Luca è necessario "un congresso rapido, e quanto più aperto alla partecipazione popolare, e non autoreferenziale". Il governatore invoca, inoltre, "chiarimenti di fondo" e allo stesso tempo rispolvera le critiche ai dem: "In questi anni, mi è capitato di segnalare innumerevoli volte le criticità, i vuoti programmatici, le degenerazioni della vita interna. Non ricordo, francamente, dirigenti che abbiano avuto il coraggio di parlare per tempo e con chiarezza. Ricordo solo gente politicamente corretta, e ben nascosta e mimetizzata".

Per De Luca, quindi, è arrivato il momento di usare "un linguaggio di verità" .

Un pensiero lo ha espresso anche per il centrodestra: "Con rispetto, attendiamo all'opera i vincitori delle elezioni". Infine De Luca chiude con una citazione in latino: "'De Nihil dictu facilius': nulla è più facile che parlare. Governare e decidere, è un'altra cosa'".

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