Caso Vincenzo De Luca non pervenuto. Oggi il Consiglio dei ministri non si dovrebbe occupare del presidente della Campania eletto quasi un mese fa e da allora immerso in un limbo politico- giudiziario tragicomico.
Si sa che dovrà essere sospeso dalla carica appena conquistata per effetto della legge Severino. Ma la sospensione, salvo fuorisacco (che per la verità con il governo Renzi non mancano mai), non è nell'agenda di Palazzo Chigi. Si sa che lo stesso governatore dichiara e fa annunci a destra e a manca. Come se la sospensione non dovesse arrivare mai. E che Palazzo Chigi, insieme alla sospensione, potrebbe approvare una scappatoia per permettergli di nominare gli assessori.
La pensano così Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, e Paolo Russo, deputato e coordinatore azzurro della città metropolitana di Napoli. La sospensione, sostengono, arriverà presto tramite decreto. Ma «un uccellino a Palazzo Chigi ci informa che tramite lo stesso» provvedimento «il premier, senza interventi di altre norme, permetterà a De Luca la nomina della giunta, facendo salvi gli atti compiuti fino a questo momento e comunque fino alla sospensione». Un «imbroglio», una «finzione» che, secondo i due esponenti di Fi, si basa sul presupposto che la nomina della giunta sia un atto politico e non amministrativo, quindi impossibile da prendere con una sospensione che incombe.
Premessa doverosa, la vicenda dell'ex sindaco di Salerno è tutta interna al Pd. Prima delle elezioni De Luca è stato inserito nella lista dei candidati «impresentabili» da una compagna di partito (la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi) contro la quale lui stesso ha annunciato querela. Adesso la sospensione di 18 mesi sulla base di una legge votata da un governo sostenuto soprattutto dal Pd. Il compito di renderla esecutiva è del governo nazionale guidato dal premier, democratico, Matteo Renzi.
La procedura per la sospensione la settimana scorsa sembrava ormai una questione di giorni. Giovedì De Luca è stato proclamato ufficialmente presidente della giunta. Ma non è successo niente. Ieri la Corte di Appello ha terminato la proclamazione degli eletti e quindi entro venti giorni dovrà essere convocato il Consiglio. Tappa che De Luca ha salutato dichiarandosi «soddisfatto per la sollecitudine» e per il fatto che ora si potrà «avviare la piena ed effettiva operatività degli organi di governo regionale».
Peccato che con l'operatività arriverà anche la sua sospensione. La procedura prevede che il prefetto avvisi il premier che l'eletto deve essere sospeso per effetto delle legge. A questo punto la palla passa nel campo di Renzi, al quale non resta che adottare il provvedimento di sospensione. Da comunicare, di nuovo, al prefetto di Napoli, il quale a sua volta lo dirà al Consiglio regionale.
Sui tempi la norma è vaga. La sospensione, secondo la interpretazione più garantista, gradita al Pd, non doveva arrivare con la proclamazione, ma con l'insediamento del governo regionale. Quando la giunta è nominata e gli impegni elettorali rispettati.
De Luca ha un'altra arma. Potrebbe seguire le orme di Luigi de Magistris. Sospeso sulla base della stessa norma, poi tornato in carica perché ha presentato un ricorso. La decisione del tribunale di Napoli è stata rinviata. Intanto anche la Cassazione si deve pronunciare sulla legge Severino. Se dovesse farlo dando ragione al primo cittadino, sarà un precedente anche per De Luca. La dimostrazione che si può governare, nonostante la legge Severino.
Il 26 maggio la Corte di cassazione ha iniziato l'esame della legge Severino. La decisione risolverà molti casi pendenti
di Diana Alfieri
La
Corte costituzionale ha messo in calendario per il 20 ottobre la questione sollevata dal Tar sulla legge Severino
La legge Severino fissa incandidabilità, decadenza e sospensione da cariche pubbliche. È stata subito contestata
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.