De Magistris guida il "soccorso rosso" per Lucano. "Riace modello, non si arresta l'umanità di un giusto"

La difesa del prossimo candidato governatore della Calabria dopo la richiesta di condanna a 8 anni dei pm. Pure l'ex presidente della Toscana Rossi si schiera

De Magistris guida il "soccorso rosso" per Lucano. "Riace modello, non si arresta l'umanità di un giusto"

Era scontato, la sinistra ha già fatto di Mimmo Lucano un martire. Perché se da un lato in un'Italia in cui per una certa parte politica appare giusto un processo politico contro il leader della Lega Matteo Salvini, «reo» di aver difeso i confini nazionali, dall'altra guai a toccare il paladino dei migranti. Così ieri la notizia della richiesta della Procura di Locri di 7 anni e 11 mesi di reclusione per l'ex sindaco di Riace, accusato tra le altre cose anche di essere a capo di un'associazione a delinquere, ha portato con sé l'inevitabile schieramento dell'armata Brancaleone fatta di buonisti e radical chic. In primis del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, con cui Lucano è candidato alle prossime Regionali, che su Twitter lo ha difeso a spada tratta. L'ex pm ha scritto: «Rispetto l'autonomia dei magistrati, ma sono senza parole, non si arresta l'umanità di un uomo giusto. Orgoglioso di essere dalla parte di Mimmo, simbolo della Calabria contro mafia e violenza».

Pensare che per il pm «l'accoglienza a Riace veniva fatta esclusivamente per tornaconto politico-elettorale». Figuriamoci se non avrebbe detto la sua l'ex governatore della Toscana, Enrico Rossi, che del sistema migranti fece nel Granducato un vero e proprio cavallo di battaglia. «Il pubblico ministero - scrive sulla sua pagina Facebook - chiede di condannare l'ex sindaco Mimmo Lucano a 7 anni e 11 mesi. Conosco bene il compagno Mimmo, la sua onestà e il suo valore. All'amico voglio inviare la mia solidarietà e la mia vicinanza. Sono convinto che la verità finirà per prevalere: il fatto che a Riace è stato creato un modello intelligente di accoglienza che aveva ridato vita al paese e integrato decine e decine di migranti».

Un modello così intelligente che dalla requisitoria emerge che «era Lucano a fare e disfare le associazioni a seconda della vicinanza ideologico politica. Quando si creavano degli attriti costituiva una nuova associazione in cui riversare i migranti di quella che decideva di chiudere». Dalle intercettazioni sono emerse parole gravissime pronunciate dall'ex primo cittadino: «Io odio lo Stato». Pensare che Salvini voleva proteggere i confini nazionali, ma come disse Luca Palamara, «aveva ragione, ma andava fermato».

Insomma, due pesi e due misure, in un Paese in cui i magistrati sono buoni se condannano o perseguitano esponenti di destra, ma sbagliano se in galera rischia di andarci chi commetteva reati, basta che stia a sinistra.

E proprio quel Lucano che alcuni giorni fa del leader del partito del Carroccio diceva, a margine dell'assoluzione per il caso Gregoretti «da lui reati contro l'umanità, oggi l'ha scampata», si trova difeso da chi addirittura, sui social, lo indica come «vittima della Lega», chi come «martire», chi ancora come «perseguitato politico».

Lunedì si andrà avanti con le arringhe dei difensori di parte e le parti civili. Già prima della fine di maggio si potrebbe avere una decisione del gup. In caso di condanna, che faranno i supporter di Lucano?

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