Roma - La testa è alla vicenda De Magistris, perché - al netto della decima visita stagionale a Milanello per galvanizzare il suo Milan e della riunione che si terrà la settimana prossima per rilanciare l'Officina del centrodestra - chi ha avuto occasione di sentire ieri Silvio Berlusconi lo ha trovato molto colpito dai «due pesi e due misure» con cui è stata applicata la legge Severino. Certo, ha ripetuto a più di un interlocutore, «ormai so bene come va il mondo» ma il fatto che «a me non sia stato riconosciuto nemmeno il diritto a fare ricorso» è «ancora più scandaloso» alla luce di quanto accaduto al sindaco di Napoli. Non ce l'ha con i magistrati l'ex premier, ma con la Giunta per le elezioni del Senato e con la presidenza di Palazzo Madama che esattamente un anno fa - era il novembre 2013 - gli impedirono di presentare ricorso alla Corte Costituzione. Ricorso sull'irretroattività della Severino accolto invece dal Tar della Campania su richiesta del sindaco di Napoli. Una decisione, secondo il leader di Forza Italia, che non fa altro che evidenziare quanto «forzata» e «dettata dal pregiudizio» fu quella decisione che permise poi al Pd di votare la decadenza di Berlusconi da senatore.
Dell'argomento, però, Berlusconi ci tiene a non parlare pubblicamente, anche perché la speranza è che la Corte europea dei diritti prenda al più presto in esame il fascicolo sull'ex premier, nelle ultime ore debitamente integrato dai suoi legali proprio con il pronunciamento del Tar su De Magistris. Se il leader di Forza Italia tace, però, a parlare sono tutti i big del partito che uno dopo l'altro ieri hanno puntato il dito sulla vicenda. Secondo Giovanni Toti la vicenda dimostra che «la legge non è uguale per tutti». A questo punto, spiega il consigliere politico di Berlusconi, «la politica deve intervenire per sanare questa disparità di trattamento». Un «vulnus», gli eco la responsabile comunicazione di Forza Italia Deborah Bergamini, che «ancora oggi condiziona le nostre dinamiche politico-democratiche». Invita a «ragionare su un intervento legislativo» in proposito il presidente dei senatori azzurri Paolo Romani, mentre il capogruppo alla Camera Renato Brunetta chiede a Renzi di «scusarsi con Berlusconi». D'altra parte fu lui a decidere che il Pd avrebbe votato in blocco la decadenza, circostanza che lo stesso leader di Forza Italia non pare abbia dimenticato. Quella ferita, spiega Anna Maria Bernini, ne ha fatto «il figlio unico di un diritto minore».
Una giornata, quella dell'ex premier, dedicata anche alle alleanze. Dopo aver incontrato nelle ultime due settimane prima una delegazione della Lega e poi una di Fratelli d'Italia, la prossima settimana si dovrebbe tenere un'incontro congiunto per lanciare una sorta di Officina del centrodestra che abbia come obiettivo quello della riunificazione in vista delle regionali di primavera. Del summit hanno parlato ieri Toti, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, tutti a Bologna per presentare la candidatura di Alan Fabbri a governatore dell'Emilia Romagna.
E pur non avendo ancora incrociato fisicamente le agende e deciso un giorno preciso si è però convenuto sulla necessità di sedersi a un tavolo per iniziare a schiarirsi le idee.Nessuna conferma, invece, dell'incontro tra Berlusconi e Renzi che secondo indiscrezioni sarebbe in calendario per la prossima settimana. Anche se non è affatto escluso che alla fine i due si vedano comunque.
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