
L'Italia può anticipare l'uscita dalla procedura per disavanzo eccessivo fissata dai Trattati per fine 2025. Lo ha detto ieri a Washington il Commissario Ue agli Affari Economici, Valdis Dombrovskis, intervistato dal Gr1. "Ho parlato con il ministro Giorgetti - ha precisato - la sua stima è che l'Italia quest'anno scenda sotto il 3% nel rapporto deficit/Pil. In questo caso, nel prossimo semestre, se i dati verranno confermati, rimuoveremo l'Italia dalla procedura di infrazione per disavanzo eccessivo".
Del resto, portare il deficit italiano sotto la fatidica soglia del 3% del Pil già quest'anno non è più solo un auspicio, ma diventa per il ministro dell'Economia una prospettiva concreta: "È possibile", aveva assicurato già lo scorso 20 settembre a margine dell'Ecofin informale di Copenaghen. Le promozioni delle agenzie di rating confermano che il percorso del governo è quello giusto. Conti in ordine, responsabilità nelle scelte, stabilità politica e crescita dell'occupazione: questi i cardini che, secondo Palazzo Chigi, hanno riportato fiducia nei mercati internazionali.
Intanto, in un'intervista al Sole24Ore, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sottolineato che in questa manovra il suo governo ha fatto "quello che era possibile fare con le risorse a disposizione. E il risultato mi pare soddisfacente". Quanto alla strategia, è "più facile fare delle manovre aumentando le entrate dello Stato o il deficit che non chiedendo alle amministrazioni dello Stato di ridurre le spese. È una sfida, ma sono convinta che ci siano margini per spendere meglio le risorse a disposizione, senza tagliare i servizi o ridurre la qualità degli interventi. Noi cerchiamo di rendere lo Stato più snello, meno costoso e invasivo nella società e nell'economia", ha aggiunto. Per quanto riguarda l'intervento sull'Irpef, Meloni rivendica come i tagli siano iniziati "con la prima legge di bilancio varata nel 2022. Finora abbiamo già accorpato le prime due aliquote Irpef sui redditi fino a 28 mila euro, abbiamo poi tagliato il cuneo contributivo fino a 7 punti e lo abbiamo reso strutturale agendo direttamente sull'aspetto fiscale. Ora facciamo un ulteriore passo in avanti, tagliando dal 35% al 33% l'aliquota tra i redditi tra i 28 e i 50 mila euro. Inoltre, siamo intervenuti sul lavoro povero, prevedendo un'aliquota sostitutiva del 5% sugli incrementi di reddito derivanti dai rinnovi contrattuali, che saranno chiusi nel 2025 o nel 2026, per i redditi fino a 28 mila euro".
Per il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon la manovra licenziata venerdì dal Consiglio dei ministri "merita un bel nove" perché "va incontro alle esigenze del mondo del lavoro e dei cittadini in particolar modo se penso al taglio dell'Irpef che sicuramente è un incremento salariale molto importante, e poi la spinta ad accelerare i rinnovi contrattuali con la defiscalizzazione al 5% degli incrementi salariali: la flat tax che alla Lega è tanto cara l'abbiamo introdotta per la prima volta a beneficio dei lavoratori. Quando penso anche ai 3 miliardi e mezzo che vanno sugli incentivi alle imprese ringrazio le banche perché giustamente hanno avuto anche un atteggiamento molto positivo su quella che è una tassazione per loro. Si parla di extraprofitti ma non esiste l'extra, ci sono solo dei profitti che oggettivamente ci sono stati con dei tassi molto forti", ha sottolineato. Con la rottamazione "abbiamo finalmente creato uno strumento che dà risposte ai cittadini, ai pensionati, ai lavoratori escludendo gli evasori".
Infine, la questione delle pensioni: "Sull'aspettativa di vita abbiamo messo in campo già un mese nel 2027 e due mesi nel 2028, quindi riducendo quelli che erano i tre mesi
di questo ampliamento". Anche Giorgetti venerdì ha detto, durante la sua conferenza stampa, che è un percorso che comunque si può rimodellare durante l'iter parlamentare, non solo di questa finanziaria ma anche nel 2026.