
Emanuele Ragnedda, l'imprenditore del vino reo confesso dell'omicidio di Cinzia Pinna, uccisa l'11 settembre ad Arzachena, ha tentato di impiccarsi nella cella del carcere di Sassari.
L'allarme è stato lanciato da un altro detenuto. Il 41enne è ora ricoverato in Psichiatria, nella Spdc (Servizio psichiatrico diagnosi e cura) di Sassari, specializzata nel trattamento di pazienti critici da stabilizzare. Non è in pericolo di vita e ha già ricevuto la visita del suo legale, Luca Montella. "Probabilmente c'era da aspettarselo", ha detto l'avvocato dopo l'incontro, senza aggiungere altri dettagli.
L'uomo è stato trovato lunedì notte in stato di agitazione all'interno della sua cella, seduto a terra e con escoriazioni al collo. Avrebbe tentato il suicidio, ma saranno gli accertamenti clinici a confermare questa ricostruzione. Dopo l'intervento degli agenti di polizia penitenziaria è stato trasferito al pronto soccorso del Santissima Annunziata e poi preso in carico dal Servizio psichiatrico della Asl di Sassari.
Nell'inchiesta sul delitto ci sono due indagati per favoreggiamento che avrebbero aiutato Ragnedda nelle ore successive all'omicidio, commesso all'interno del casolare di sua proprietà nella tenuta ConcaEntosa, tra Palau e Arzachena. L'imprenditore ha confessato di aver ucciso la donna con un'arma da fuoco, in casa sua, dove avevano bevuto e si erano drogati e di aver poi nascosto il cadavere. Lo avrebbe fatto per difendersi perché aggredito.