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Delmastro va a processo. I sospetti di Palazzo Chigi

Gip contro pm, imputazione coatta al sottosegretario sul caso Cospito. "I magistrati fanno opposizione?"

Delmastro va a processo. I sospetti di Palazzo Chigi

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Niente archiviazione per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Il gip ha respinto la richiesta dei pm della Procura di Roma, che lo hanno indagato per rivelazione di segreto d'ufficio sul caso Cospito. Scatta dunque l'imputazione coatta per quel reato, i magistrati ora dovranno firmare la richiesta di rinvio a giudizio, che verrà deciso dal giudice per l'udienza preliminare. Insomma, per il gip il sottosegretario va processato, per i pm no. Reagisce con forza Palazzo Chigi, che ha sempre blindato il sottosegretario e smentisce ogni ipotesi di dimissioni. Del resto lo avevano difeso con decisione sia il ministro Nordio che la stessa premier Meloni. E ieri con una nota attribuita a «fonti» di Chigi, la risposta di ambienti di governo all'imputazione coatta del gip è frontale, e tiene insieme anche il caso Santanché. Una stoccata diretta alla magistratura, con accuse non velate di una presunta giustizia militante: in un processo, si legge, «non è consueto che la parte pubblica chieda l'archiviazione» e che il gip «imponga che si avvii il giudizio. In un procedimento in cui gli atti sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente» nel giorno dell'informativa in Parlamento, «dopo aver chiesto informazioni all'autorità giudiziaria». I sospetti filtrano espliciti: «Quando questo interessa due esponenti del governo» è «lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee». Quasi immediata è arrivata le replica della segretaria dem Elly Schlein: «È assolutamente inaccettabile che in un sistema democratico, anziché rispondere alle gravi accuse nel merito, Palazzo Chigi alimenti un pericoloso scontro tra poteri dello Stato diffondendo una nota con toni intimidatori nei confronti della magistratura».

Delmastro è stato indagato dopo un esposto del verde Angelo Bonelli. Tutto era nato per l'intervento alla Camera del deputato di Fdi Giovanni Donzelli, il 31 gennaio scorso, in cui aveva citato alcuni dialoghi intercettati tra Cospito e due esponenti della criminalità organizzata al 41 bis. Conversazioni contenute in una relazione del Dap a cui Delmastro aveva avuto accesso dopo averne fatto richiesta, e rivelate poi al collega di partito Donzelli (non indagato). Da qui l'indagine per verificare se quegli atti fossero coperti da segreto e se Delmastro lo avesse violato passandoli al deputato. I pm avevano riconosciuto «l'esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo», ma avevano chiesto di archiviare per «l'assenza dell'elemento soggettivo del reato». Cioè per i magistrati il segreto c'era, era di natura amministrativa, ma sarebbe stato violato da Delmastro non con dolo. Il sottosegretario avrebbe interpretato male la norma, senza sapere di violarla. Un errore scusabile perché siamo nel campo del diritto amministrativo e non penale. «Avrò modo, davanti al giudice per l'udienza preliminare di insistere per il non luogo a procedere per insussistenza dell'elemento oggettivo, oltre che di quello soggettivo - ha commentato Delmastro - Sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente». Meno sereni il presidente dei senatori e dei deputati di Fdi, Lucio Malan e Tommaso Foti: «Ieri Santanchè e oggi Delmastro, siamo profondamente preoccupati.

É un avviso di campagna elettorale?».

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