Scontro in Senato tra il Pd e la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati. I senatori dem, infatti, hanno chiesto la convocazione in Aula del ministro dell'Interno Matteo Salvini, per chiarire le notizie circa i rapporti di Gianluca Savoni, responsabile per la Lega dei rapporti con Mosca, con emissari russi, per la negoziazione di un presunto accordo finanziario.
La questione è stata sollevata in Aula dal senatore Alan Ferrari, che ha ricordato come il Pd abbia rivolto tre interrogazioni al vicepremier, senza mai ottenere una risposta. La Casellati ha respinto le richieste dei dem: "Qui siamo in Senato e non possiamo discutere liberamente di questioni che non hanno nessun fondamento probatorio", ha specificato il presidente. Poi, la Casellati ha aggiunto: "Qui parliamo di fatti che abbiano una giustificazione. Qui al Senato abbiamo ammesso le interrogazioni su tutti gli argomenti, purché basate su un fatto probatorio. È inammissibile che il Senato discuta di 'cosidette inchieste giornalistiche'". Poi, ha concluso: "Le vostre interrogazioni, che io ho letta una per una, usano il condizionale e non fanno riferimento a fatti. Per me la richiesta è inammissibile".
Immediata la reazione dei senatori Pd, primo fra tutti il capogruppo dem, Andrea Marcucci, che ha commentato: "Le parole della presidente Casellati in aula sono gravissime. Intanto esprimono dei giudizi sulle opinioni dei parlamentari e questo è inaccettabile, definiscono 'chiacchiericcio' rivelazioni di stampa sulla Lega che hanno una rilevanza internazionale". A detta del senatore, il presidente del Senato non sarebbe più super partes, ma avrebbe attuato una gestione di parte: "Si tratta di un atteggiamento gravissimo che impedisce al Pd, ma anche agli italiani, di sapere la verità su questa vicenda. Salvini dice che non ha nulla da nascondere? Allora la presidente Casellati consenta che il ministro venga in aula a riferire nel dettaglio questa vicenda. Noi saremo soddisfatti e il Paese avrà trasparenza e chiarezza".
Il presidente, poi, ha ribadito di aver agito secondo le regole, dato che le tre interrogazioni di cui parla il Pd sono state presentate a febbraio e a maggio scorsi, ma "sono tecnicamente inammissibili in quanto contenenti mere supposizioni e circostanze presumibili, tutte infatti coniugate al condizionale".
Non c'è stata "nessuna posizione faziosa dal presidente del Senato", che ha metto in atto il Regolamento, secondo cui un'interrogazione può essere accolta solo con un "oggetto determinato". Per questo, le richieste del Pd erano state respinte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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