La denuncia di Crosetto: "C'è stato un tentativo di condizionare la nascita del governo"

Il ministro della Difesa ha fatto partire l'inchiesta dopo un articolo sospetto che lo riguardava: "Gravissimo che pezzi dello Stato lavorino per indebolire le istituzioni e perseguire interessi opachi"

La denuncia di Crosetto: "C'è stato un tentativo di condizionare la nascita del governo"
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«C'è stato un tentativo di condizionare la formazione del governo. E non è finita qui, è appena cominciata». Le parole preoccupanti del ministro della Difesa Guido Crosetto riaprono il capitolo - mai definitivamente archiviato - dei dossieraggi come forma di lotta politica. C'è davvero un sistema consolidato dietro la diffusione di informazioni sensibili relative a politici, uomini d'affari e vip che poi finiscono sui giornali? È quello che ipotizza Raffaele Cantone, a capo della Procura di Perugia. L'indagine, nata da una segnalazione dello stesso Crosetto e legata a uno scoop del Domani sui quasi 2 milioni di euro incassati tra il 2018 e il 2021 grazie ai suoi rapporti economici - regolari, non illeciti - con la società Leonardo (vittima a sua volta di una fuga di 10 gigabyte di dati dal maggio 2015 al gennaio 2017) rischia di allargarsi a tutte le altre vicende legate alle oltre 150mila segnalazioni «innocue» giunte all'Uif di Bankitalia. Solo una minima parte di queste Sos finisce al Nucleo valutario della Guardia di Finanza o alla Dna, che poi passano al setaccio queste segnalazioni e aprono (o meno) delle indagini.

Il modus operandi del tenente che avrebbe - secondo i magistrati - scaricato atti riservati senza autorizzazione, ricorda quello che successe nel 2020, quando vennero rese note sui giornali alcune Sos, non sempre meritevoli di indagini giudiziarie, a carico di personaggi politici. Matteo Renzi finì nel tritacarne per la vendita della sua villa nel 2018 e per una consulenza ad Abu Dhabi, Giuseppe Conte venne travolto dal fango per una transazione sospetta della sua compagna Olivia Palladino. L'allora portavoce di Palazzo Chigi Rocco Casalino venne segnalato all'Uif perché il compagno cubano José Carlos Alvarez Aguila aveva perso 18mila euro col trading online e lui l'aveva aiutato. «Un accusa totalmente inesistente, infondata e insignificante. Un tentativo evidente di macchiare la mia immagine e gettare fango sul mio compagno per colpire Conte», fa sapere Casalino al Giornale.

Già allora si capì che c'era qualcosa di strano. La manina è la stessa? L'ufficiale della Finanza ha dei complici? C'è un sistema che vende a giornalisti compiacenti materiale delicatissimo e riservato? «Sono interrogativi inquietanti, che riguardano libertà fondamentali per tutti», twitta Enrico Borghi (Azione-Iv) che ha già mobilitato il Copasir. «A parte la grave fuga di notizie, mentre l'indagine è ancora in corso, che rischia di inficiare il grande lavoro fatto prima dalla procura di Roma e ora da quella di Perugia, considero gravissimo - continua - che pezzi dello Stato possano aver lavorato deliberatamente per indebolire le istituzioni e perseguire interessi evidentemente opachi», sottolinea ancora Crosetto.

Non è la prima volta che i dossieraggi sfiorano la politica. L'eco dello scandalo Telecom e degli spioni con a capo Luciano Tavaroli non si è praticamente mai spento. In passato c'è stato il caso di Antonello Montante, l'ex presidente di Confindustria Sicilia condannato a 8 anni per aver ideato un «Sistema» per monitorare politici e manager. La Procura di Palermo ha recentemente bloccato un traffico di materiale secretato nel caso dell'arresto di Matteo Messina Denaro. Un poliziotto infedele della Digos di Forlì e un luogotenente dei carabinieri avrebbero fornito dati sensibili all'ex parlamentare leghista Gianluca Pini, come si è scoperto nell'indagine contro l'ex capo delle Dogane Marcello Minenna. In passato ci fu un accesso abusivo all'Anagrafe tributaria per carpire informazioni sensibili a carico di personaggi politici e no, come l'ex pm Antonio Di Pietro, Gioacchino Genchi, Marco Travaglio e la famiglia Agnelli. Ma stavolta è diverso.

L'ipotesi che una regia politico-mediatico-giudiziaria voglia condizionare il governo di Giorgia Meloni non sembra avere precedenti. C'entrano le recenti indagini giornalistiche sul ministro Adolfo Urso, su Stm, sui familiari del premier? Ci sono rapporti privilegiati tra alcuni giornalisti e uomini di Stato dentro Dia, Dna e commissione Antimafia? Una bella gatta da pelare per Cantone. E dire che proprio la Procura di Perugia non è immune a qualche fuga di notizie.

Nei giorni scorsi un dipendente è finito indagato per la fuga di notizie sulla presunta Loggia Ungheria rivelata dall'ex legale di Eni Pietro Amara, per tacere dell'ex cancelliere della Procura Raffaele Guadagno, accusato di essere una talpa. Non il miglior biglietto da visita per un'indagine che si annuncia esplosiva.

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