La deriva dei docenti militanti. "Stop alla collaborazione con le università israeliane"

Ora arriva l'appello sottoscritto da 4mila docenti in cui si chiede di fermare la "collaborazione con gli atenei israeliani"

La deriva dei docenti militanti. "Stop alla collaborazione con le università israeliane"
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Non bastava la lettera anti israeliana di 150 professori dell'Università di Bologna, l'occupazione dell'Orientale di Napoli, gli ammiccamenti ad Hamas dei collettivi, ora arriva l'appello sottoscritto da 4mila docenti in cui si chiede di fermare la «collaborazione con gli atenei israeliani».

A firmare l'appello intitolato «richiesta di un'urgente azione per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto umanitario internazionale» sono professori e ricercatori universitari da tutta Italia. «In qualità di accademici e accademiche italiane - si legge - riteniamo che sia nostro dovere e responsabilità attivarci e contribuire a contrastare queste escalation di violenza e sostenere i diritti umani, la salute, la dignità e il benessere. Crediamo fortemente che l'unico modo per promuovere una coesistenza pacifica sia lavorare insieme per denunciare e porre fine al prolungato assedio di Gaza e all'occupazione illegale (in ottemperanza con la legge internazionale) dei Territori palestinesi».

Da qui la richiesta al ministro degli esteri Antonio Tajani di adoperarsi diplomaticamente in tal senso e al Ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini «di farsi pubblicamente portatrice delle nostre rivendicazioni nelle apposite sedi istituzionali».

Ma è rivolgendosi alla Crui (Conferenza dei rettori) e ai singoli atenei che si arriva alla proposta di boicottaggio delle università israeliane: «Chiediamo di pronunciarsi con chiarezza sulla necessità da parte dei singoli atenei italiani di procedere con l'interruzione immediata delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario».

Si tratta di una richiesta che lascia basiti a partire dall'utilizzo del termine «genocidio» per quanto sta accadendo nella striscia di Gaza e dalla definizione riduttiva dei fatti del 7 settembre come «brutali azioni» di Hamas. Ma il punto più inappropriato è quello di cessare la collaborazione tra le università italiane e gli atenei israeliani. Le università sono per definizione un luogo di dialogo, confronto e dibattito e dovrebbero rappresentare un ponte in un momento di guerra, sarebbe al contrario necessario aumentare gli scambi con gli atenei di Israele invece di chiuderli. Peraltro, avanzando questa richiesta, si fa passare il messaggio che i docenti universitari o gli studenti israeliani siano responsabili per le scelte del proprio governo. Non è un caso che l'appello sembra rifarsi al modello del movimento palestinese Bds (boycott, divestment & sanctions) che promuove da anni il boicottaggio degli atenei che svolgano ricerche per il campo militare.

Oltre ad Amnesty, Human Rights Watch e le Nazioni Unite, nel testo si cita l'organizzazione ebraica antisionista Jewish Voice for Peace e, le cause che hanno portato ai fatti del 7 ottobre, vengono ridotte all'«oppressione storica, disumana e coloniale che i palestinesi stanno vivendo da 75 anni». Nel complesso l'appello è un capolavoro di faziosità, altroché il rigore scientifico che ci si aspetterebbe da docenti universitari.

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