
È solo il tragico epilogo di una gran brutta storia di cui non si conoscono ancora bene i contorni quello che si consuma ieri mattina a 200 metri dalla stazione Centrale, in via Napo Torriani, all'uscita dall'hotel «Berna» ed esattamente di fronte all'ormai arcinota «Gintoneria» di Davide Lacerenza, il locale chiuso dopo che il titolare è stato arrestato i primi di marzo assieme alla socia Stefania Nobile. Sono le 6.20 e fuori dalla struttura a quattro stelle, e in strada c'è un uomo che ne aspetta un altro. Si chiama Emanuele De Maria, 35 anni, napoletano detenuto nel carcere di Bollate per l'omicidio di Oumaima Rache, una prostituta 23enne tunisina uccisa nel gennaio 2016 nel Casertano, a Castel Volturno; dopo quel delitto l'uomo scappò in Germania dove, catturato due anni più tardi, venne poi estradato in Italia e condannato a 14 anni e tre mesi di carcere. Da poco meno di due anni De Maria ha un permesso di lavoro diurno che gli permette di lavorare alla reception del «Berna». Attende così il collega di lavoro che a quell'ora sta per iniziare il turno dell'alba in hotel, Hani Fouad Abdelghaffar Nasra, un 50enne italiano di origine egiziana e incensurato che lavora nell'albergo come barman. Quando se lo trova davanti lo aggredisce con una serie di coltellate in rapida successione, sferrate al collo e al torace con una tale forza che più tardi la polizia troverà a terra la lama del coltello spezzata.
Mentre De Maria dopo l'assalto fugge, la vittima resta inerte sull'asfalto: perde molto sangue, è priva di sensi e le sue condizioni sono gravissime. La corsa in ambulanza al Niguarda, dove arriva in codice rosso, la delicata operazione chirurgica a cui viene sottoposto però potrebbero avergli salvato la vita. Ricoverato in terapia intensiva, le sue condizioni infatti restano critiche e la sua prognosi riservata, ma con il passare delle ore potrebbe cavarsela.
Intanto, nell'indagine assieme agli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, entrano anche i Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano agli ordini del colonnello Antonio Coppola. Nel frattempo è emerso infatti un elemento inquietante nella trama già anomala di questo giallo, ovvero la scomparsa di un'altra dipendente dell'hotel «Berna», Arachchilage Dona Chamila Wijesuriyauna, 50 anni, originaria dello Sri Lanka ma cittadina italiana. La sparizione della donna è stata formalizzata con una denuncia presentata dal marito e dal figlio venerdì pomeriggio alla compagnia dei carabinieri di Cinisello Balsamo. Il suo telefono risulta spento da venerdì pomeriggio quando al lavoro all'hotel Berna, dov'era attesa, non si è vista. E non è passata nemmeno in palestra, come aveva invece detto al marito. Dal canto suo pure De Maria ha saltato senza avvertire il medesimo turno di lavoro e la sera non ha fatto rientro come previsto al carcere di Bollate. Così, sentendo il personale dell'albergo, gli inquirenti hanno scoperto non solo che da qualche tempo la 50enne e il napoletano intrattenevano una relazione, ma che la donna nel contempo sarebbe stata legata sentimentalmente anche al barman di origine egiziana.
Si spiegherebbe così la veemenza con cui De Maria si è scagliato contro di lui.«Purtroppo temiamo che non si tratti di una fuga amorosa», spiegano con amarezza gli investigatori della questura. Che visti i precedenti di De Maria si augurano di trovare ancora vivi la donna e il presunto amante.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.