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Dialogo con la maggioranza. Le condizioni del centrodestra

I paletti di Lega e Fdi: chiarezza sulla legge di bilancio. Fi: l'alleanza è solida, tavolo con tutti o con nessuno

Dialogo con la maggioranza. Le condizioni del centrodestra

Lo stupore per il mancato inserimento della Campania tra le regioni rosse. La (consueta) richiesta di poter collaborare davvero con il governo attraverso misure concrete da approvare in manovra, piuttosto che attraverso un tavolo istituzionale tra maggioranza e opposizione. Una via del dialogo che continua ad apparire stretta e impervia. Ma anche qualche tensione interna con il vertice sull'eventuale rimpasto in Lombardia che andrà in scena oggi, con l'assessorato alla Salute finito nel mirino della Lega e difeso da Forza Italia.

La giornata sul fronte del centrodestra inizia con una conferenza stampa in cui Giorgia Meloni fa capire di non aspettarsi grandi svolte neppure in questo delicato frangente. Sulla manovra non ci saranno - è la sua previsione - i tempi tecnici per collaborare: «Non è ancora arrivata in Parlamento, il dibattito è già strozzato. Se metteranno la fiducia, non potremo determinare nulla». Sul «probabile» scostamento di bilancio mette le mani avanti: «Voteremo sì solo se ci sarà spiegato voce per voce, importo per importo. Non indebiterò i nostri figli a scatola chiusa». E rivela un retroscena sulle trattative con i giallorossi: «Ci hanno offerto cinque milioni nella manovra da spendere come volevamo...».

Freddezza anche sulla proposta lanciata da Silvio Berlusconi di prevedere un relatore di maggioranza e uno di opposizione per scrivere la legge di Bilancio. «Per carità, se ci sono due relatori è interessante. Ma io sono una persona che si fa più convincere dalla sostanza che dalla forma». Matteo Salvini è sulla stessa linea: sulla possibilità di votare lo scostamento di bilancio, insiste, «conta il metodo. Se ci spiegano come intendono impiegare quei soldi noi siamo pronti a votarlo. Ma a scatola chiusa non votiamo più nulla», dice. E ancora: «Al governo spero abbiano capito che da soli non ce la fanno. Ma il luogo del dialogo è il Parlamento. Non credo a task force, biacamerali, cabine di regia. Ci sarà la manovra in Parlamento: costruiamola, ragioniamola. Sedermi a un tavolo con Conte? Non chiedo altro».

Forza Italia risponde con un ragionamento che Giorgio Mulè sviluppa con il Foglio, ribadendo che non esiste la possibilità di «staccare» gli azzurri dal centrodestra. «Forza Italia al governo? Esiste solo un centrodestra che si muove compatto. L'unità nel nostro caso è un dogma: uno e trino, per intenderci. Quindi non accadrà. O ci sediamo tutti insieme al tavolo o nessuno. Fi non farà nessuna operazione senza averla condivisa con gli alleati di Lega e Fdi. E in ogni caso non è mai stata in discussione l'ipotesi di entrare a far parte del governo. È dal 27 marzo che si parla di tavoli, di cabine di regia, di commissioni bicamerali... La maggioranza non ascolta, ma un Paese in pandemia, in emergenza, merita un senso di responsabilità che noi stiamo dimostrando di possedere e altri no».

Un segnale di apertura arriva, invece, da Anna Maria Bernini, nel solco però sempre della richiesta di fare più fatti e meno parole. «La conferenza unificata dei capigruppo come sede di confronto va bene, ma non deve però essere solo formale. Per questo auspichiamo che il governo presenti subito la legge di Bilancio, che deve però segnare una svolta, a partire dai contenuti del Next Generation Eu: dalla logica dei bonus si deve passare a una vera strategia economica per non continuare a rincorrere il virus e porre invece le basi per favorire la ripresa a fine emergenza».

E se Alessandro Cattaneo lancia l'allarme sul clima che si respira tra le categorie economiche - «non si stanno rendendo conto che fuori il Paese brucia, perdono tempo e sembrano avulsi dalla realtà» - a complicare la situazione c'è anche il calendario dei lavori d'Aula, con Lega e Fdi sulle barricate per l'incardinamento in commissione Affari costituzionali alla Camera del decreto immigrazione.

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