
È una vigile attesa quella dell'Europa. Aspettare se e cosa deciderà Trump sul fronte dazi verso il Vecchio Continente ma senza farsi trovare impreparati nel caso in cui la scure americana finisse col colpire duramente. «L'Europa è preparata a qualsiasi risultato e parleremo da una posizione di forza. Da soli siamo tutti piccoli attori, ma insieme siamo una forza con cui fare i conti», ha avvisato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola per quello che, di fatto, è anche un manifesto programmatico. Attenzione alta, nessuno scontro ma se sarà necessario, coltello tra i denti.
Un manifesto spiegato nel dettaglio dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen che usa l'arma della diplomazia, ma tiene aperta varie opzioni. «Saremo pronti a negoziati difficili e a trovare soluzioni dove possibile, risolvere controversie e gettare le basi per un partenariato più forte. Saremo aperti e pragmatici su come raggiungere questo obiettivo - ha spiegato, per poi mostrare i denti - Sarà altrettanto chiaro che tuteleremo sempre i nostri interessi, in qualsiasi modo e in qualsiasi momento come e quando sarà necessario. Questa sarà sempre la via europea». La presidente della Commissione ha anche spiegato che «sappiamo che ci sarà un uso e una minaccia maggiori di strumenti di coercizione economica. Abbiamo visto negli ultimi giorni e con quanta rapidità le cose possono degenerare. Voglio essere chiara: l'Europa salvaguarderà la sua sicurezza economica e nazionale. Ma è anche importante che troviamo il giusto equilibrio. Ci prepariamo per tutti gli scenari, vogliamo concentrarci sul rafforzamento dei legami economici che portano benefici agli europei. Quelli che aiutano a creare posti di lavoro, abbassare i prezzi e rafforzare la nostra sicurezza», ha detto, strizzando anche l'occhio alla Cina. «C'è anche spazio per impegnarsi in modo costruttivo con la Cina e trovare soluzioni nel nostro reciproco interesse. E credo che potremo trovare accordi che potrebbero addirittura espandere i nostri legami commerciali e di investimento», come a dire: occhio Donald, non sei il nostro unico interlocutore possibile per l'Europa. «Gli Stati Uniti sono uno degli alleati più vecchi e forti dell'Europa. La nostra relazione commerciale da 1,5 trilioni di euro e troppo importante e imporre tariffe l'uno all'altro danneggerebbe le aziende e le persone su entrambe le sponde dell'Atlantico», ha sottolineato Metsola.
Non a caso parla apertamente di «fuoco amico» Olli Rehn, governatore della banca entrale finlandese ma soprattutto membro del Consiglio direttivo della Bce. «L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una nuova guerra commerciale tra alleati, ma dobbiamo adottare misure politiche proporzionate. La Commissione Ue ha forti prerogative in materia di politica commerciale», ha avvisato. Se Trump mostra le sue armi quindi, l'Europa non vuole essere da meno. Anche se la sensazione è che, in fondo, un dialogo costruttivo possa convenire a tutti. Ecco dunque emergere che il ruolo dell'Italia, con la premier Meloni principale referente di Trump in Europa. Nell'ambito di un dialogo, il nostro Paese può fare la differenza in positivo e portare anche a chi si è definito «mister dazi» a più miti consigli. I casi Messico e Canada valgono come precedenti. Anche perché la Ue rischia di mostrarsi ancora una volta divisa. «Non riuscirà a liberarsi del tornado Trump, abbiamo bisogno di un accordo», ha detto il premier ungherese Viktor Orbán.
Mentre, non a caso, la Norvegia ha nominato l'ex segretario della Nato Jens Stoltenberg ministro delle Finanze. Dialogo sì, attesa anche. Ma un occhio alle origini antiche dell'Unione: si vis pacem, para bellum. Se vuoi la pace, preparati alla guerra. Sperando che alla fine non serva.
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