La diaspora dei centristi I numeri turbano Alfano

Dopo l'addio di Schifani, in cinque disertano l'assemblea. Lorenzin: il governo non rischia

La diaspora dei centristi I numeri turbano Alfano

Il buco viene rattoppato in fretta: uscito un capogruppo (Renato Schifani) se ne fa subito un altro (la sua vice Laura Bianconi) all'unanimità. Ma il malessere dentro Ncd è tutt'altro che riassorbito, e lo si è visto anche ieri, proprio durante l'assemblea del gruppo dei senatori che, alla presenza del leader Angelino Alfano, ha eletto la Bianconi. L'ala dei «dissidenti» ha mandato il suo segnale, disertando la riunione: mancavano Antonio De Poli, Giuseppe Esposito e Luigi Azzollini, e ancora Aldo Di Biagio e Luigi Marino (la cui assenza avrebbe però ragioni assai più personali, visto che sperava di diventare lui il capogruppo al posto della Bianconi). Cinque senatori che a Palazzo Madama vengono annoverati tra i «ribelli» che potrebbero seguire Schifani fuori da Ncd e dalla maggioranza. Se l'emorragia si estendesse poi ad altri potenziali frondisti, convinti che con il Pd non ci sia alcuna prospettiva per il ruolo dei centristi (e soprattutto per la loro personale rielezione), i numeri del governo al Senato potrebbero diventare più esigui, perfino rischiosi. O sancire la definitiva dipendenza dai senatori verdiniani.

Ma tutto ciò è assolutamente ipotetico, per ora: gli unici che hanno ufficialmente annunciato un prossimo addio ad Angelino e alla maggioranza sono, oltre a Schifani, Esposito e Azzollini. E la loro fuoriuscita non cambia nulla per il governo Renzi, visto che i due votano da moltissimo tempo contro la linea della maggioranza, che ciò nonostante all'ultima prova di Palazzo Madama, il famoso voto «a rischio» della settimana scorsa sul decreto Enti locali, ha incassato ben 184 voti. Per il resto, la convinzione generale è che la situazione resterà congelata così com'è ora. Nessuno ha intenzione di fare mosse politiche prima dell'autunno: lo spartiacque della politica italiana è uno solo, il referendum sulla riforma costituzionale, e da quello dipenderanno anche le scelte degli alfaniani in sofferenza. Del resto è quello che pensa lo stesso Silvio Berlusconi, che ha ricevuto ad Arcore, giorni fa, il figliol prodigo Schifani ma che fino all'esito della consultazione non ha alcun interesse a provocare scossoni o peggio ancora crisi di governo. Né pare particolarmente ansioso di imbarcare in Fi tutti gli ex che ora temono per il futuro.

«Non vedo alcun pericolo per la maggioranza», dice il ministro Beatrice Lorenzin. Quanto a Ncd, «già una settimana fa il gruppo si era riunito e aveva sostenuto a maggioranza quasi assoluta la linea del segretario». Il quale segretario, Angelino Alfano, assicura che la sua creatura politica non scoppierà di salute ma nonostante «tutti quelli che buttano il malocchio contro di noi» è ancora viva: «Noi siamo un movimento politico che discute, al cui interno si parla e che dal giorno della nascita ha avuto pronosticata la morte circa tutte le settimane.

Fin qui tutti quelli che ci hanno pronosticato la morte hanno avuto torto, noi andiamo avanti e lo facciamo con forza. Anche questa settimana, quindi, il pronostico non si è avverato. Siamo tutti qua, e siamo stati determinanti», assicura con ammirevole ottimismo.

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