Dietro la guerra del latte c'è il derby dei formaggi

Allevatori contro la Lactalis: "Ci paga troppo poco, è un ricatto". Coldiretti: "I francesi vogliono imporci l'uso di quello in polvere"

Dietro la guerra del latte c'è il derby dei formaggi

La guerra ai formaggi italiani non finisce. Anche dietro il «sottopagamento» del latte italiano da parte degli indistriali ci sarebbe lo zampino di chi vuole attentare a quel patrimonio di 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane e ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. Lo sostiene Coldiretti, che oggi porterà gli allevatori nei supermercati italiani per informare i consumatori sulle caratteristiche del latte italiano e sui rischi provocati dalla chiusura delle stalle nazionali ma anche su come riconoscere il vero made in Italy .

Da giorni gli allevatori assediano lo stabilimento della multinazionale francese Lactalis nel Lodigiano, che, secondo Coldiretti, dal momento dell'acquisizione del gruppo Parmalat avrebbe «chiuso 4mila stalle italiane, oltre il 10 per cento delle stalle presenti nel bel Paese». Di questa strategia farebbe parte anche pagare il latte 34 centesimi al litro malgrado i costi di produzione siano in media compresi tra 38 e 41 centesimi. «Gli industriali che sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione sono gli stessi che hanno tentato il colpo di mano per chiedere il via libera all'uso della polvere di latte nei formaggi e yogurt made in Italy», dicono gli allevatori. «Siamo di fronte ad un vero ricatto straniero - dice Coldiretti - per la decisione del governo italiano di confermare il no alla produzione di formaggi senza latte fresco alla scadenza dell'ultimatum da parte della Commissione Europea, fissato il 29 settembre scorso, con l'impegno diretto del presidente del Consiglio Matteo Renzi davanti ai 30mila agricoltori della Coldiretti riuniti all'Expo». Una decisione «supportata anche dalla petizione popolare Coldiretti alla quale hanno aderito decine di migliaia di italiani dopo la mobilitazione degli agricoltori dal Brennero a Bruxelles fino all'Expo». Insomma un tentativo di attentare al primato ormai quarantennale della produzione lattiero-casearia italiana. «Si voleva imporre all'Italia - prosegue Coldiretti - di produrre formaggi senza latte ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane. E oggi, con la chiusura di mille stalle in un solo anno, si rischia di arrivare allo stesso drammatico risultato. Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro, è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perchè viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori».

La Lactalis Italia, proprietaria anche di marchi come Galbani, Invernizzi e Locatelli, però non ci sta e annuncia azioni legali. «È paradossale - spiega - che si parli di ricatto da parte di Gruppo Lactalis quando siamo ormai al terzo giorno di assedio da parte di Coldiretti al centro nevralgico di distribuzione del nostro gruppo in Italia». Blocco che impedisce la consegna del prodotto ai negozi.

Il Gruppo Lactalis Italia «paga il latte italiano puntualmente ai propri conferenti il 20 per cento in più rispetto alla media del prezzo del latte alla stalla dei mercati europei» e «ha incrementato di più del 15 per cento l'acquisto di latte italiano negli ultimi tre anni, che oggi è pari a oltre 650 milioni di litri l'anno».

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