Dietro l'apertura all'alleanza l'obiettivo di ottenere l'ok a diventare l'anti Renzi

RomaQuestione di feeling . «L'ultimo sondaggio - racconta Matteo Salvini - l'ho fatto a Ferragosto, alla festa della Lega di Ponte di Legno. Ho chiesto: “Se si votasse domattina, vorreste andare da soli o in coalizione?”. La metà era favorevole a un accordo. Anche i nostri ormai hanno capito che per mandare a casa Renzi bisogna allearsi con Forza Italia». Alla buonora.

Questione di tempi della politica, anche. Sarà il sospiro caldo dell'autunno che attende Renzi, sarà l'aria stanca di un premier che non vede altro modo di uscirne se non portando l'Italia alle urne anticipate. Il leader leghista annusa e condivide, anzi si mostra abbastanza certo. Renzi andrà presto a casa. «Se non si inventano il quarto esecutivo non eletto, l'anno prossimo si vota. Sarà un autunno di battaglia, penso che Renzi sarà l'ultimo panettone che mangerà». Ed ecco allora che la Lega volta pagina, cambia atteggiamento, Salvini scopre che per il grande salto nella Champions , nel campionato delle forze di governo e non più solo di protesta, ha bisogno di una guida esperta, dell'alleato naturale. «Il programma della coalizione è ormai condiviso al 90 per cento. Con Berlusconi ne abbiamo già discusso più volte», rivela nell'intervista al settimanale Panorama . «Niente promesse mirabolanti, ma sei punti concreti: flat-tax , abolizione degli studi di settore, via la legge Fornero, lotta all'immigrazione, famiglia tradizionale con apertura alle unioni civili. Solo sull'Europa dobbiamo accordarci».

Si tratta di un passaggio che potrebbe segnare lo spartiacque tra due fasi della nostra tormentata Repubblica: Renzi come ultima spiaggia per il Paese, in mancanza di contendenti; Renzi come astro cadente, poeta morente, nuova Balena bianca che s'arena sul bagnasciuga delle mille promesse non mantenute. Certo è ancora presto, le incognite sono tante, eppure la mossa di Salvini comincia a definire il campo dei contendenti. Fosse solo per spuntare il colpaccio del sindaco di Milano (le trattative a buon punto per la candidatura comune di Paolo Del Debbio pare abbiano indotto il capo leghista a un altro cambiamento di rotta, sulle primarie: «Per i Comuni non sono sempre necessarie»), si torna a un passo antico che fa della compattezza di coalizione il presupposto vincente. «Il Pd, dopo la caduta del governo - pronostica Salvini -, sarà in macerie. E noi non possiamo fare più errori: serve l'unità del centrodestra». Un ticket con Berlusconi sarebbe la soluzione migliore, spiega il leader leghista sperando così di ottenere il viatico per l'incoronazione ad Anti-Renzi; quasi un Matteo due, la vendetta . «L'esperienza di Berlusconi per me sarebbe molto utile. In politica estera, ad esempio, batte Renzi dieci a zero. Sono il giorno e la notte. Con i governi Berlusconi l'Italia contava molto più di adesso.

Africa, Israele, Usa, Russia: il Cavaliere ha relazioni importanti in mezzo mondo», dice Salvini. Che dice di nutrire «una grande nostalgia» e pronostica: «Con Berlusconi, i marò sarebbero già a casa». E lui, magari, volato in carrozza a Palazzo Chigi.

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