Finora lei non ha ancora abdicato, vero?
«Abdicare? Questa parola non esiste nel vocabolario di un re».
Allora lei resta sul trono. Non abdica. Non volontariamente. «Potrei essere sostituito. Un re deve essere d'accordo sull'abdicazione? Sì, per questo sì. A meno che non venga decapitato».
Non le capita mai di pensare che avrebbe dovuto rimanere e morire combattendo nelle strade?
«Beh, se non fossi un re avrei fatto così».
Che cosa ha da dire a chi sostiene che ha probabilmente ucciso più di 100mila persone, durante il suo regime? Questo è quello che la propaganda dice.
«Chi? Il mio regime? Centomila persone? Ma sanno che cosa sono mille persone? E poi dove? In che circostanze? È assurdo. Voglio dire, è ridicolo. Non uso nemmeno le parole disgustoso o menzogna. È così ridicolo che posso solo dire che non sanno contare».
Se sommiamo tutte le persone che sono state uccise in sparatorie, o esecuzioni o altro, fino alla metà del '77, la cifra asserita perfino dai suoi critici, sarebbe fra 1.000 e 1.500.
«No. Meno ancora. Meno ancora. È certamente sotto il migliaio».
Nel 1957 fu costituito il famoso Savac, il servizio segreto. Considerati tutti i guai che quel nome le ha procurato in tutto il mondo, preferirebbe che Savac non fosse mai stato costituito?
«Questo non posso dirlo, perché ogni Paese ha un servizio segreto. Ce l'hanno gli Stati Uniti. Ce l'ha la Gran Bretagna, tutti gli altri governi ce l'anno e non parliamo del Kgb».
Quando la informarono per la prima volta che avvenivano torture in Iran?
«A dire il vero ne abbiamo avuto notizia soprattutto dall'esterno. All'interno non sarebbero mai venuti a dirmi Signore abbiamo torturato questo o quel tale per farlo parlare. I rapporti che ricevevo da questi servizi segreti erano rapporti ad altissimo livello relativi alla sicurezza».
Passiamo a quando lei andò nella città di Ghum e si è rivolto ai Mullah, faccia a faccia, nel '63. Fu quella la prima volta in cui sentì il nome da Khomeini?
«Sì, perché non era una personalità».
Prima di mandarlo in esilio, ci fu chi le consigliò di andare fino in fondo e di giustiziarlo?
«Forse qualcuno mi disse di processarlo, ma penso ancora che la soluzione migliore quando si ha a che fare con uomini del clero, ed è assolutamente impossibile trattare con loro, sia semplicemente di invitarli gentilmente a farsi un viaggio».
Con un biglietto di sola andata?
«Beh, questa volta non fu di sola andata (...). Khomeini non avrebbe potuto pianificare tutto questo, mettere in piedi tutta l'organizzazione. Un uomo solo non avrebbe potuto farlo. So che furono spese delle cifre enormi. E so anche questo: che furono utilizzati esperti di spicco nella propaganda che doveva farci apparire come dei tiranni e dei mostri: la controparte invece doveva apparire democratica, liberale, rivoluzionaria. So quanto la Bbc sia stata meschina con noi. È stata una cospirazione ben orchestrata».
Sospetta della Libia, della Russia?
«Beh, ne abbiamo sentito parlare, ma non ne sono certo, non posso affermarlo. Ma abbiamo saputo che sono stati spesa circa 250 milioni di dollari, sappiamo che molti dei terroristi che hanno agito in Iran sono stati addestrati in campi palestinesi, in Libia...».
Fu sorpreso dalla libertà di espressione che Khomeini aveva in Francia?
«In un certo senso sì. D'altra parte pensavamo che in qualunque Paese europeo fosse andato, avrebbe avuto le stesse persone intorno a sé. E del resto non credo che fosse lui a progettare, il piano fu escogitato altrove».
Dove pensa sia stato escogitato il piano?
«(...)Conosco le persone che lo circondavano, erano Yazdi e Rhopsodi.... con un passato che tutti conosciamo».
Vuol dire che erano stati educati in America?
«Non solo. Yazdi era cittadino americano. Rhopsodi fu buttato fuori dalla università di Georgtown perché appariva insufficiente negli studi. Molti poi dicono che fosse stato prima un agente della Cia e poi del Kgb».
Quali sono state te sue ultime parole prima di lasciare l'Iran?
«Non ho fatto nessun dramma. Ero molto impressionato dal fatto che grandi e forti ufficiali piangessero come bambini. Così sono rimasto senza parole».
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