Delitto Cecchettin, appello di Turetta

La difesa: "Non c'è stata premeditazione"

Delitto Cecchettin, appello di Turetta
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Anche Filippo Turetta fa appello contro la sentenza della Corte d'assise di Venezia che lo scorso dicembre lo ha condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giulia Cecchettin. Dopo il ricorso presentato due giorni fa dalla Procura, che ha chiesto il riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking nei confronti dello studente diventato assassino perché la sua ex non ne voleva sapere di tornare con lui, la difesa ha depositato ieri l'istanza in cui si chiede l'esclusione dell'aggravante della premeditazione. Gli avvocati di Turetta chiedono inoltre il riconoscimento delle attenuanti generiche in considerazione della collaborazione prestata agli inquirenti e per il comportamento processuale tenuto dall'imputato. L'obiettivo, chiaramente, è quello di ottenere uno sconto di pena.

Durante il processo l'avvocato Giovanni Caruso aveva già provato a smontare gli elementi aggravanti, ma i giudici hanno accolto la ricostruzione del pm, secondo la quale il delitto di Giulia, ammazzata con 75 coltellate, era stato premeditato nei dettagli, con tanto di lista degli oggetti utili al delitto preparata dal giovane killer: lo scotch, i coltelli, la corda, la mappa. La difesa ci riprova in sede di appello a dimostrare che il delitto non era stato pianificato in precedenza, insistendo sul fatto che Turetta sarebbe «la personificazione dell'indecisione e dell'insicurezza», incapace di premeditare alcunché. Di più. Per il legale non sarebbe proprio stato in grado di fissarsi un obiettivo, qualsiasi obiettivo: «Non sa se fare egli esami universitari, non sa se uscire con gli amici, non sa perché Giulia non gli si siede accanto». Mentre la collega Monica Cornaviera aveva chiesto, invano, il riconoscimento delle attenuanti generiche in considerazione della giovane età, del fatto che era incensurato e del comportamento collaborativo tenuto nel corso delle indagini.

Nel condannarlo all'ergastolo la Corte d'assise aveva riconosciuto la premeditazione, ma lasciato cadere le altre due aggravanti contestate dal pmm stalking e crudeltà. È su questo che accusa e difesa a breve torneranno a discutere nel processo di secondo grado.

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