L'articolo della domenica

La differenza tra competizione e sopraffazione

Competizione e aggressività. Di solito sono due concetti che noi confondiamo.

Competizione e aggressività. Di solito sono due concetti che noi confondiamo. In una scuola i ragazzi cercano di avere dei bei voti, di fare bella figura, di riuscire meglio. Sono quindi in competizione fra di loro? Però non è una competizione del tipo che c'è fra due tennisti o due pugili o due golfisti, uno sforzo per battere l'altro, per sconfiggerlo. Questa diversità dipende dal numero dei contendenti? A volte sì, a volte no. Normalmente in una scuola tu vuoi eccellere ma non competi con ciascuno. In una scuola, tutti sono invitati ad essere meglio degli altri. Ma questo invito diventa efficace solo se c'è un premio, un guadagno, qualcosa che può avere uno solo o solo pochi. Allora sai che ciascuno può passarti davanti e prendersi ciò che avrebbe potuto essere tuo. Così sei sempre separato da ciascuno dei tuoi compagni perché nel vostro rapporto è sempre implicito il «o lui o io».

Nella nostra società si ripete continuamente che troveranno lavoro e faranno carriera solo i migliori, solo quelli che fanno le scuole migliori, che hanno i punteggi più elevati, che superano i concorsi più difficili. Quando una società è totalmente meritocratica in base a criteri socialmente condivisi molti si sentono rassicurati ma altri si sentono sempre in pericolo perché ogni volta sfidati e messi alla prova. Nella società meritocratica pura come dovrebbe essere l'impresa o la burocrazia tu non puoi avere amici a cui chiedere aiuto nei momenti di debolezza, perché l'altro può approfittare, avvantaggiarsi della tua debolezza. Nei concorsi, nell'attesa di una promozione l'amico si svela improvvisamente un rivale. In sostanza il mondo competitivo è percorso da una continua diffidenza, da una continua paura, dalla sensazione di un pericolo. Anche in una via in cui ci sono tanti negozi che cercano di richiamare il pubblico c'è competizione, concorrenza. Ma il successo di qualcuno può far affluire il pubblico ed essere di vantaggio per tutti. Nella meritocrazia burocratica invece la vittoria del collega si traduce immediatamente in una sua promozione, in una posizione gerarchicamente superiore alla tua. Voi perciò non competete per crescere, ma per comandare l'uno sull'altro. Ogni gerarchia aziendale in imprese che durano da tempo è perciò, per chi è in alto un ricordo di vittorie, per chi è rimasto in basso un ricordo di sconfitte. Di qui un continuo desiderio di uscire, di sfuggire, di tentare altrove.

E non è affatto detto che i criteri ispiratori della selezione scremino poi effettivamente i più adatti alle particolari condizioni in cui quell'impresa deve operare.

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