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Diktat Ue al governo: tassazione forfettaria estesa a compagnie straniere

Costa, auf wiedersehen . Tradotto: la Costa Crociere, che sta lentamente risorgendo dopo la tragedia della Concordia, potrebbe presto salpare dall'Italia e fare rotta verso la Germania. Grazie a Renzi.

Spieghiamo perché partendo da una premessa. Non è un mistero che il contribuente italiano dimori stabilmente ai primissimi posti nella classifica dei più tartassati d'Europa (siamo al 52,2% del Pil in termini di pressione fiscale effettiva). Un fardello che per le imprese si trasforma in una vera e propria corsa ad handicap, con avversari molto più leggeri e competitivi. In pochi sanno, però, che nel nostro Paese c'è un settore dove perdiamo il primato: quello degli armatori, ovvero lo shipping come lo chiamano gli addetti ai lavori.

Esiste, infatti, un regime fiscale agevolato di matrice comunitaria, caratterizzato dalla cosiddetta tonnage tax : si tratta di una tassazione forfettaria per navi di particolari dimensioni e battenti bandiera italiana. In sostanza la legislazione consente agli armatori di comunicare un'opzione all'Agenzia delle Entrate affinché l'imponibile derivante dalle navi di stazza superiore a 100 tonnellate iscritte al Registro Internazionale Italiano sia determinato appunto in via forfettaria sulla base del reddito giornaliero di ciascuna nave. La tassa è stata introdotta una decina d'anni fa proprio per consentire alla marineria italiana di non subire un'indebita concorrenza da parte del naviglio di altri stati comunitari.

Per approfittare di questa sorta di «paradiso» i big del settore hanno addirittura riorganizzato la loro struttura aziendale come nel caso dell'americana Carnival che ha fatto diventare la controllata Aida Cruises, compagnia tedesca delle navi da crociera, una branch dell'italiana Costa sempre controllata dal colosso Usa. Ma le cose stanno per cambiare.

Sulla tonnage tax ha infatti acceso i riflettori di recente la Commissione Ue vedendo nel caso italiano un'anomalia europea. Si è dunque aperta una trattativa con governo Renzi che alla fine è riuscito a strappare non solo il benestare alla tassa ma anche il prolungamento del regime fiscale fino al 2023. In cambio, però, Bruxelles ha ottenuto una contropartita decisiva: la possibilità di accesso allo schema di tonnage tax anche a navi battenti bandiere estere (più precisamente, dello spazio economico europeo). Non è quindi più requisito vincolante l'iscrizione al Registro internazionale italiano.

Quali saranno le conseguenze? La prima, sostengono alcuni operatori, è offrire a Carnival l'assist strategico per portare via la Costa da Genova (dove occupa circa mille persone) spostandola ad Amburgo. L'ipotesi di un trasloco era già circolata all'inizio di quest'anno quando i sindacati avevano ricevuto la comunicazione che 161 dipendenti sarebbero stati trasferiti ad Amburgo, nella neonata Carnival Marittime. L'allarme era poi rientrato dopo le rassicurazioni dell'allora ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, e dell'amministratore delegato di Costa, il tedesco Michael Thamm.

Ma ora cosa succederà? Costa parlerà tedesco? Senza dimenticare che anche la taiwanese Evergreen, uno dei più importanti gruppi armatoriali mondiali nel cui impero navale opera la compagnia Italia Marittima (ex Lloyd Triestino) a fine 2014 aveva valutato l'opportunità di lasciare l'Italia dopo aver ricevuto dalla Guardia di Finanza una multa (poi annullata) di 60 milioni di euro. Proprio in seguito ad alcune contestazioni sull'applicazione della tonnage tax .

Intanto qualche maligno si chiede se il governo Renzi non abbia sottovalutato l'impatto della nuova legge o se piuttosto la lobby di Carnival non abbia portato a casa il risultato ricordando che il gigante americano è uno dei clienti più importanti di Fincantieri.

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