Coronavirus

Dimmi chi sei e ti dirò che coda fai

Dimmi che passaporto hai e ti dirò che fila fai. L'emergenza coronavirus sta «sovranizzando» il mondo, alzando muri che nemmeno Orbán e Trump ed esasperando le caratteristiche identitarie dei vari Paesi

Dimmi chi sei e ti dirò che coda fai

Dimmi che passaporto hai e ti dirò che fila fai. L'emergenza coronavirus sta «sovranizzando» il mondo, alzando muri che nemmeno Orbán e Trump ed esasperando le caratteristiche identitarie dei vari Paesi, quelle che durante la vita normale sceneggiano le barzellette e ora non fanno più ridere.

E quindi ci sono un italiano, un americano e un olandese. Arriva il virus che minaccia le nostre libertà, e che cosa faranno i tre? L'italiano se lo mangia, l'olandese se lo fuma e l'americano gli spara.

I beni rifugio nell'era della minaccia global sono molto local. Del talento di mister Rossi per le code ai supermercati a ogni lieve soffio di instabilità, siamo tutti al corrente. Anche perché in quella coda, toh, ci siamo anche noi. Come in un riflesso pavloviano, ogni volta che un evento ci fa balenare davanti la possibilità di restare tappati in casa per più di una serata finale di Sanremo, noi italici ci affrettiamo al più vicino supermarket a svuotare gli scaffali di tutto (tranne che di penne lisce, pare, perché anche nell'emergenza la pasta deve «tenere» il sugo).

Poi si va in America, dove nelle case ci troneggiano frigoriferi molto più grandi dei nostri, ma le file alla fine si fanno per le armi. Usa Today ha dedicato un servizio a questi cecchini del Covid, e ha documentato le lunghe code davanti ai negozi specializzati per portarsi a casa un fucile e delle munizioni. «C'è tanta incertezza e paranoia, ma dobbiamo proteggerci», ha sentenziato una Calamity Jane in paziente attesa davanti a un'armeria a Germantown, in Wisconsin, in quella America profonda cresciuta a Smith e Wesson. E la fila è anche virtuale: il sito ammo.com, che vende munizioni, tra metà febbraio e l'inizio di marzo ha registrato un incremento del 68 per cento delle vendite con punte in Carolina del Nord e in Georgia, altri stati di gente dal grilletto facile.

E poi sbarchiamo nei pacifici Paesi Bassi, terra di libertà (anche troppe). Qui i consumatori si affollano davanti ai coffee shop, negozi che - come sa chi ha un po' di uso di mondo - con l'espresso non c'entrano nulla perché vendono cannabis. Il governo di Amsterdam ha deciso all'improvviso di chiuderli alle 18 di domenica e gli appassionati (chiamiamoli così), hanno deciso di fare un po' di scorta, sottoponendosi a lunghe code. C'è stato anche chi, a Den Bosch, si è messo a tossire sperando di far fuggire chi lo precedeva. Sì, è stato arrestato. No, non era italiano.

Aspettiamo in Germania le code per i crauti e in Francia quelle per le rane.

E lì a saltare la fila è la merce stessa.

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