"Dio salvi la Chiesa". Cattolici in preghiera davanti a San Pietro

Kermesse senza sigle a largo Giovanni XXIII: «Il male è dentro di noi, adesso basta»

"Dio salvi la Chiesa". Cattolici in preghiera davanti a San Pietro

È almeno dagli anni Settanta che «da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio» per dirla con le parole di Paolo VI. Ma è a distanza di cinquant'anni che la puzza del Male comincia a diventare insopportabile, anche per gli stessi cattolici. Che per una volta hanno deciso di deporre sigilli, slogan e bandierine per presentarsi al cospetto di Dio con l'unica arma a loro disposizione: la preghiera.

Domani pomeriggio a Largo Giovanni XXIII a Roma alle 14.30 sono attesi centinaia di fedeli mossi da una speranza comune: affidare la Chiesa a Dio e alla Madonna perché faccia al mondo la grazia di ricucire la ferita aperta dentro la Chiesa dagli scandali sessuali ed economici «che deturpano il volto della Chiesa», dai responsabili che non vanno promossi bensì «rimossi ed invitati al pentimento», dall'ondata di laicismo che fa vacillare dogmi e dottrine come i cosiddetti «valori non negoziabili» - si legge nella preghiera - dal no all'aborto e all' eutanasia fino al depositum fidei «di cui nessuno, nella Chiesa di Cristo, neppure il Pontefice, è padrone».

Nella mente degli organizzatori l'idea è ripartire dal monito lanciato da Papa Ratzinger davanti alla madonna di Fatima l'11 maggio 2010: il male della Chiesa è dentro la Chiesa.

«È nella gerarchia ecclesiastica che anziché predicare il Vangelo parla di ambiente - dice al Giornale uno degli organizzatori - è in chi si dimentica i santi e porta a esempio chi la Chiesa l'ha lacerata, è in chi brandisce a modello coloro che scendono a patti con la cultura di morte e l'ideologia gender o chi combatte contro la vita umana sostenendo aborto, droga ed eutanasia, come Emma Bonino».

«La preghiera non cambia Dio ma cambia colui che prega», disse una volta Søren Kierkegaard. «C'è anche la questione delle famiglie religiose che vengono commissariate, perseguitate, destituite senza accuse concrete e verificate, per il solo motivo del loro attaccamento alla fede di sempre». Sono suore, vescovi, sacerdoti e professori fedeli a Cristo e alla Chiesa che pagano il prezzo di una fedeltà a un credo ratzingeriano che non trova cittadinanza nel new deal voluto da papa Bergoglio. «La priorità di chi guida la Chiesa deve essere annunciare la fede in Gesù Cristo Salvatore. Non occuparsi di politica, o peggio ancora di sociologia, politologia, financo climatologia. Come diciamo nella preghiera lasciamo a Cesare ciò che è di Cesare». Perché un conto è l'amore per il Creato, un altro conto è «l'ecologismo pagano e panteista» alla Greta Thunberg. Perché un conto è difendere i principi non negoziabili, come la vita e la famiglia, un altro è difendere l'immigrazione incontrollata senza ascoltare «il grido che viene dalla Chiesa africana e da quella dell'Europa dell'Est» - dice un altro degli organizzatori - perché l'Occidente sta continuando a illudere le nuove generazioni di migranti con falsi miti e false promesse». D'altronde, lo diceva anche Giovanni Paolo II: «Anche la patria è per ciascuno, in un modo molto vero, una madre». Invece chi sostiene che va posto un freno all'immigrazione con l'accusa di voler difendere la propria identità viene tacciato anche all'interno della stessa Chiesa di «nazionalismo».

«C'è anche, inascoltato, il grido dei cattolici che nel mondo si vedono minacciati e perseguitati», dice al Giornale il responsabile di una delle associazioni che ha organizzato la kermesse: «L'accordo tra Vaticano e il regime dittatoriale comunista cinese, come più volte denunciato dal cardinale Zen Ze-kiun, è

impossibile e iniquo e rischia di vanificare il sacrificio di molti credenti». E sono moltissimi i cristiani perseguitati nel mondo, la cui tortura peggiore è sentir dire che in fondo Allah e Gesù Cristo sono il «medesimo Dio».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica