«Non c'era alcuna intenzione di offendere e di sostenere che tutti gli islamici sono bastardi». Maurizio Belpietro è convinto che queste sue ragioni siano state accolte dal giudice che ieri lo ha assolto nel processo sul titolo di prima pagina di Libero del 13 novembre 2015 «Bastardi islamici». L'oggi direttore de La Verità era in aula alla lettura della sentenza. Era accusato di «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone» aggravate dalla finalità di odio razziale.
L'ex direttore di Libero, difeso dall'avvocato Valentina Ramella, è stato assolto dal giudice Anna Calabi «perché il fatto non sussiste». Aveva scelto quel titolo a effetto nel giorno delle stragi dell'Isis nella capitale francese. La sua difesa si fondava sulla grammatica della frase che suscitò molte polemiche. «Quando abbiamo fatto quel titolo Bastardi islamici - aveva spiegato davanti al Tribunale durante il suo esame - per noi era scontato che ci si riferisse ai terroristi, perché islamici era aggettivo relazionale del sostantivo bastardi e serviva a definire la matrice islamica degli attentati e non ho scritto, infatti, bastardi musulmani». Belpietro aveva anche sottolineato: «La lingua italiana è chiara, basta andare su Google e digitare islamico e si può leggere aggettivo». Aveva inoltre ricordato che dopo gli attentati di Parigi «un collega ebbe l'idea» di usare il titolo «Bastards» messo in prima pagina da un giornale di San Francisco all'indomani dell'attacco alle Torri Gemelle del 2001. Ma, continuava il direttore, se «in quest'ultimo caso non era chiara ancora all'epoca la matrice di quell'attentato, per noi invece dopo gli attacchi a Parigi e non solo era già drammaticamente nota la matrice islamica». Le proteste scatenate dalla testata? «Strumentali - aveva aggiunto il giornalista - perché si cerca di far sparire il fatto che c'è qualcuno che ammazza in nome dell'Islam».
Il pm Piero Basilone aveva chiesto la condanna a una multa da 8.300 euro. «Il titolo Bastardi islamici - aveva sostenuto nella requisitoria - è un insulto generalizzato a un miliardo e mezzo di fedeli islamici, molti dei quali vittime di attentati terroristici». Secondo la Procura, Belpietro era «perfettamente consapevole di offendere» con una «espressione che ha generato grande frustrazione nella comunità musulmana». Il Caim, Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Monza, che si era costituito parte civile ed era stato ammesso al processo, aveva chiesto un risarcimento di 350mila euro, di cui 100mila immediatamente come provvisionale. Il procedimento era nato dalle querele di una decina di musulmani.
«Non so quale siano le motivazioni con cui sono stato assolto (saranno note tra 15 giorni, ndr), immagino che il giudice abbia ritenuto che ciò che ho spiegato in aula e che io ho sempre detto
è assolutamente fondato», ha detto il giornalista dopo il verdetto. Belpietro ha concluso ribadendo che la sua intenzione «era semplicemente di sostenere che i bastardi sono quelli che hanno assassinato quelle persone».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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