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Disagio anche nei 5 Stelle. Il comico espulso dal Palazzo

La Spadoni è critica. Il silenzio di Di Maio e Conte. "Meglio che lasci i tavoli politici della maggioranza"

Disagio anche nei 5 Stelle. Il comico espulso dal Palazzo

Il caso del video di Beppe Grillo, sceso in campo in difesa del figlio in una inedita veste neogarantista, accende la tensione dentro la maggioranza, una maggioranza che proprio sul tema della giustizia e della filosofia del diritto vive le sue contrapposizioni più profonde.

Le voci dei partiti si uniscono nel denunciare l'incoerenza del garante dei Cinquestelle e puntano il dito sulle parole con cui ha liquidato come poco credibile la denuncia della vittima. Il caso semina imbarazzo anche dentro il movimento creato dal comico. Luigi Di Maio e Giuseppe Conte scelgono di non commentare e di percorrere la via del silenzio. In difesa di Grillo come padre scendono, invece, in campo gli esponenti a lui più vicini, come Alessandro Di Battista, Paola Taverna e Vito Crimi, mettendo da parte il giustizialismo colpevolista che ha contrassegnato la storia del movimento. Ma dentro il M5S ci sono anche voci in dissenso.

«Personalmente ritengo che ogni donna debba poter denunciare in qualsiasi momento» dice all'Adnkronos la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni. Una posizione sposata anche da Valentina Barzotti. «Sono assolutamente d'accordo con la vicepresidente Spadoni. Il codice rosso lo abbiamo approvato noi e lo rivendichiamo». Paola Taverna chiede «rispetto, no a speculazioni da sciacalli». Vito Crimi invita i media a «evitare conclusioni affrettate e la ricerca di sensazionalismi». Alessandro Di Battista mostra comprensione per la sortita. «Sei un papà e ti capisco. Coraggio Beppe».

Il dem Andrea Romano lo espelle dal Palazzo: «Per il bene dell'alleanza sarebbe utile che andasse via da ogni tavolo politico». Il j'accuse più duro arriva da Italia Viva, con un video di Maria Elena Boschi. «Il video è scandaloso. Caro Beppe Grillo, ti devi semplicemente vergognare. Non sta a me dire se ha torto o ha ragione. Ma che lui utilizzi il suo potere politico e mediatico per assolvere il figlio è vergognoso». E aggiunge: «Le sue parole sono piene di maschilismo. Quando dice che la ragazza ci ha messo otto giorni a denunciare fa un torto a tutte le donne vittime di violenza e forse non sa il dolore che passa attraverso quelle donne, che spesso impiegano settimane per superare magari la vergogna e l'angoscia».

Matteo Salvini dà una lettura che ricomprende le accuse a cui ha dovuto fare fronte negli ultimi giorni sul caso Open Arms. «Da Grillo garantismo a giorni alterni. Il sabato Salvini è colpevole, il lunedì suo figlio è innocente». Nel Pd non sono i big a commentare, ma le voci sdegnate non mancano. Di video «allucinante», parla Matteo Orfini per il quale «c'è dentro tutto quello che la politica non può e non deve essere». Per Cecilia D'Elia, portavoce della Conferenza delle donne democratiche, «mai si può trasformare una vittima in colpevole: qui c'è una ragazza che ha denunciato un reato grave contro la sua libertà sessuale. Ne va rispettata la dignità e tutelata la persona, in ogni modo. Quanto al resto decideranno i giudici». Per Pina Picierno «affermare che la veridicità di uno stupro dipenda dai tempi della denuncia è un'aberrazione».

Dura la posizione di Forza Italia. «Grillo, fustigatore giudiziario per professione, manettaro per credo politico, adesso diventa iper-garantista a difesa, guarda un po', del figlio. Per anni ha usato la gogna mediatica contro gli avversari di ogni partito, dando patenti di onestà o disonestà in base a un oscuro e personalissimo codice etico. Oggi, d'un tratto, cambia completamente impostazione - da padre gli riconosco il travaglio interiore -, dà la sentenza e indica la strada alla magistratura.

Due pesi e due misure che devono far riflettere».

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