"Distruggere i brogliacci? Da Pignatone una prassi contro la legge"

L'ex pm inguaiato da Ingroia e Scarpinato. Le rivelazioni di "Far West", in onda stasera su Raitre

"Distruggere i brogliacci? Da Pignatone una prassi contro la legge"
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Una prassi "contra legem" nel Far West delle intercettazioni ai boss. L'ennesima tegola sull'ex procuratore di Palermo, Reggio Calabria e Roma Giuseppe Pignatone (nella foto), indagato per favoreggiamento alla mafia, arriva dalla trasmissione di Salvo Sottile in onda stasera su Raitre. Nel servizio dell'inviato di Far West Carmine Gazzanni si torna a parlare della strage di Via d'Amelio e dell'ipotesi che la morte di Paolo Borsellino (e prima di Giovanni Falcone) siano legate al dossier Ros mafia-appalti, frettolosamente archiviato.

Oggi sappiamo con certezza che sul quel decreto di archiviazione, con una aggiunta a penna dello stesso Pignatone, si ordina non solo la smagnetizzazione delle intercettazioni ma anche la distruzione dei brogliacci legati al dossier. Davanti al procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca, nell'interrogatorio di sette ore del luglio scorso, Pignatone avrebbe sostenuto che quella di distruggere i brogliacci (cosa che non avvenne) era una prassi, "così si faceva". La tesi di Caltanissetta è invece che dal 1991 al 1997 ci sarebbero stati solo una ventina di archiviazioni in cui si sarebbe ordinata la smagnetizzazione delle intercettazioni e la distruzione dei brogliacci. Provvedimenti firmati da Gioacchino Natoli (anche lui indagato per favoreggiamento), dall'ex braccio destro di Pignatone Michele Prestipino - nei guai anche lui per aver spifferato inchieste in corso sul Ponte sullo Stretto agli ex supersbirri Gianni de Gennaro e Francesco Gratteri, oggi in Eurolink - e da Sergio Barbiera, che ne avrebbe sottoscritti una decina. Agli inquirenti Barbiera avrebbe detto sostanzialmente di averli firmati su indicazione di Pignatone.

Peccato che, secondo altri magistrati in forza a Palermo in quegli anni come Antonio Ingroia o il senatore M5s Roberto Scarpinato (pizzicato al telefono mentre concordava domande e risposte a Natoli in commissione Antimafia), la distruzione delle intercettazioni che toccavano Cosa nostra sarebbe stata inopportuna, anzi una "contra-legem", della quale non esisterebbe nemmeno una specifica direttiva del Procuratore capo del tempo, il discusso Pietro Giammanco di cui né Falcone né Borsellino si fidavano. Era davvero una prassi o Pignatone avrebbe chiesto di distruggere queste intercettazioni perché riguardavano imprenditori considerati vicini ai boss da cui aveva comprato casa pagando "anche in nero"?

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