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La dittatura strisciante dello "schwa"

"Compro una vocale: schwa". A questo ipotetico concorrente di un ipotetico quiz piace vincere facile

La dittatura strisciante dello "schwa"

«Compro una vocale: schwa». A questo ipotetico concorrente di un ipotetico quiz piace vincere facile. Schwa è un simbolo dell'alfabeto indoeuropeo che avrebbe la caratteristica di essere neutra, sia nella grafia (una e rovesciata in ) che nella pronuncia. Secondo alcune femministe, sarebbe una bella soluzione per arginare il maschilismo della lingua italiana. Ci avevano già provato con l'asterisco in fine di parola, ma non era sufficiente, sembrava poco scientifico, poco culturale e poi era impronunciabile. E allora vai con... lo schwa o la schwa? boh, facciamo l schwa, che può indicare indifferentemente uomini e donne. In quanto alla pronuncia, possiamo prendere esempio dall'inglese o anche estendere all'intera Italia certi usi dialettali (tipo il napoletano) che hanno pronunce intermedie fra una o e una a oppure fra una i e una e. Risultato. Qualcuno è cascato nella provocazione e ora verga comunicati stampa con lo schwa, incomprensibili fin dall'indicazione del destinatario e alieni a ogni regola grammaticale. Le lingue cambiano, è vero. Il vocabolario può accogliere neologismi o prestiti da altre lingue. La grafia si adatta alle semplificazioni imposte dall'uso (tuttora invece di tutt'ora). Ma ragazz , introdurre una vocale significa riscrivere l'intera grammatica. Evitare l'attribuzione di genere vorrebbe dire ritoccare prima gli articoli e poi tutto il resto, un passo alla volta. Il sogno di una lingua inclusiva è solo l'ennesimo incubo del politicamente corretto, che rende più difficoltoso l'apprendimento e la lettura dell'italiano. Provate a immaginare un alunno dislessico... Avrete subito chiaro quanto le italianiste improvvisate siano dannose.

La schwa è solo un aspetto di una guerra che abbatte ogni barriera in vista dell'uguaglianza assoluta tra uomini e donne. Ogni giorno ha la sua battaglia. Ad esempio, la pagina Facebook Freeda ha appena lanciato il seguente slogan: «Non solo le donne hanno le mestruazioni». Quando parliamo di mestruazioni dovremmo «includere non soltanto le donne cisgender, ma anche gli uomini transgender, le persone non binarie e intersessuali, che possono vivere il proprio corpo e la propria espressione di genere in maniera diversa». Di fronte a uscite come questa, il potere, in ogni sua componente, gioisce. Non a caso, la politica supporta tutte le cause politicamente corrette.

Un giorno, non troppo lontano, uomo e donna, finalmente uguali in tutto, aumenteranno l'efficacia del mercato e saranno consumatori perfetti all'interno di una economia troppo veloce e vorace per accettare le differenze.

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