"No, non è né pazzo né scemo e probabilmente non è nemmeno stupido. A dire la verità a me è sembrato semplicemente molto strafottente».
La dirigente dell'Ufficio prevenzione generale (Upg) Maria José Falcicchia, reduce con la sua squadra e con il pm Christian Barilli da una nottata e una mattina di controlli, confronti e interrogatori, descrive lo spagnolo di San Sebastian, nei Paesi Baschi, il 23enne Nicolas Orlando Lecumberri come può, visto che il giovane - accusato formalmente di 10 aggressioni a Milano che già ieri, quando si è sparsa la notizia del suo arresto, sono diventate 12 (addirittura anche due in un giorno solo!) - davanti alla polizia si è ben guardato di parlare. In effetti il ragazzo - trasandato, bermuda e maglietta, alto circa un metro e 75, carnagione chiara, capelli biondi, residente nella contea di Los Angeles, dove studia e lavora come cameriere (lo si può vedere sul suo profilo Facebook) - catturato in flagranza di reato nel tardo pomeriggio di mercoledì dalle «Volanti» della polizia all'incrocio tra corso Lodi e via Tagliamento, zona a sud di Milano, non ha fatto scenate e non ha tentato di fuggire, preferendo, anche se parla bene l'italiano, chiudersi nel mutismo più totale. Che ha finito per portarlo solo dritto dritto in una cella del carcere di San Vittore con l'accusa di lesioni aggravate dalla premeditazione e dai futili motivi.
Nico (così pare lo chiamino gli amici) appena giunto in città (il 1° luglio è la data di arrivo e la prima denuncia è del 10, ma si stanno controllando gli archivi delle segnalazioni senza contare che ora, in questura, diffusasi la notizia del suo arresto, continuano ad arrivare segnalazioni - sei solo ieri - e quindi non si esclude abbia cominciato da subito a menar le mani) si è messo a fare il picchiatore nello stile del knockout game. Senza troppi giri di parole si tratta di un gioco-pestaggio alle spese di ignari malcapitati che vengono aggrediti all'improvviso e senza nessuna motivazione, dopo essere stati fermati con un pretesto. Non sono mancate aggressioni mortali, talvolta le vittime riportano lesioni gravi e invalidanti. A rendere potenzialmente letale questo «gioco» è il fatto che la vittima viene colpita all'improvviso senza che possa difendersi. Spesso i complici riprendono la scena per diffonderla sul web.
Nico qui a Milano c'era venuto, pare, per turismo. Al momento dell'arresto aveva 300 euro in tasca, in fondo non proprio due soldi. Dalle immagini su FB la sua sembra una bella vita, un'esistenza appagante, serena: a Los Angeles studia per diventare produttore discografico, di giorno starà pure sui libri, ma si fa anche un sacco di bagni nell'oceano con amici e amiche, suona il pianoforte, va in montagna; di notte sta alla consolle e non deve essere male come dj visto che a San Sebastian un giornale locale gli ha dedicato pure un articolo. Pure lì, però, una volta, il 3 giugno scorso, è stato denunciato per aver aggredito un passante.
E allora? Perché farsi «beccare» a luglio, da solo, in una Milano a dir poco soffocante, con le nocche delle mani rotte a forza di dar pugni a poveri sconosciuti (10 in tutto le denunce formalizzate da italiani tra i 26 e i 38 anni fino al momento dell'arresto e altre due ieri, ndr) a cui, da straniero, fingeva di chiedere, spaesato, informazioni su come muoversi in città e poi via a gonfiarli come zampogne al punto che due sono finiti anche in ospedale? Perché martedì pomeriggio, in largo Cairoli (pieno centro), ha inseguito e picchiato la vittima, un ragazzo italiano di 27 anni, per 200 metri? Per quale ragione l'11 luglio è stato picchiato così
violentemente al volto un uomo di 38 anni da fargli rimediare ben tre giorni di prognosi? Forse solo così per Nic il dj la vita è «olé»? Chissà che un giorno non ce lo faccia sapere. Intanto le indagini su di lui, vanno avanti.
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