Generale Cabigiosu: "Dobbiamo battere i terroristi sul tempo"

Il generale: "Prevenzione in Rete e operatività per evitare troppe vittime"

Generale Cabigiosu: "Dobbiamo battere i terroristi sul tempo"

Prevenzione, ma soprattutto operatività, per evitare morti e battere gli attentatori sul tempo: è questa la ricetta antiterrorismo che il generale Carlo Cabigiosu, alto graduato dell'Esercito in pensione, una laurea in Scienze strategiche e, all'attivo, il ruolo di comandante del Coi (comando operativo di vertice interforze) consiglia per prevenire eventuali «sorprese» dall'Isis. Perché gli attacchi, secondo l'esperto, sono possibili anche sul territorio nazionale, non solo alla luce delle recenti stragi europee. Ecco che, allora, la messa in campo delle forze speciali, se unita a un monitoraggio attento della rete Internet, diventa fondamentale per garantire la sicurezza degli italiani.

Generale, siamo realmente a rischio anche in Italia dopo gli attentati in Europa degli ultimi giorni?

«Direi che ci sono alcune circostanze che fanno ritenere che forse l'Italia sia meno esposta di altri Paesi, soprattutto per il fatto che si è meno impegnata della Francia o della Russia nella lotta all'Isis, ma sicuramente, questo tipo di ondata di attentati che abbiamo visto in questi giorni rende ancora più precaria la situazione anche per l'Italia».

Quali sono, secondo lei, gli obiettivi sensibili che possono essere presi di mira da un terrorista nel nostro Paese?

«Abbiamo visto, da quello che è accaduto in questi giorni, che gli obiettivi sono una vasta gamma ed è veramente difficile poter anticipare in quale direzione possano svolgersi questi attacchi. Si va da attentati in luoghi in cui si assembla della folla per manifestazioni o eventi come è accaduto a Parigi, al Bataclan o sul lungomare di Nizza all'azione che sembra condotta da pochi squilibrati anche contro una o due persone come avvenuto a Rouen».

Quindi l'effetto sorpresa la fa da padrone?

«Sicuramente è uno dei fattori che sono disponibili a chi attacca in queste situazioni. Non possiamo fare altro che dotare i luoghi che potrebbero essere obiettivo sensibile di efficaci misure di sicurezza. Direi che se non si può evitare l'attacco, però si può cercare di far sì che questo attacco sia meno letale di quanto si è visto in passato, ovvero, se ci sono soldati o polizia o carabinieri pronti a sparare o a fermare chi sta compiendo l'atto, invece di avere un numero elevato di vittime, può darsi che si riesca almeno a contenerne il numero».

L'Italia metterà in campo le forze speciali. La ritiene una scelta giusta?

«Mi pare giusto soprattutto per il fatto che non tutte le forze di polizia sono adeguatamente preparate per intervenire immediatamente in casi soprattutto di presa di ostaggi. Perché se l'attacco è avvenuto e la bomba è esplosa l'azione si conclude in quel modo. Purtroppo, bisogna solo fare i conti con la caccia agli esecutori e con i provvedimenti che servono a sostenere i feriti o altro. Ma se c'è la presa di ostaggi c'è la necessità di avere nuclei particolarmente preparati come il Gis dei Carabinieri, il Col Moschin, il Comsubin».

Come ci si difende da questo nemico silenzioso, oltre che con la messa in campo dei militari?

«Se ne è parlato molto in questi giorni: bisogna riuscire a esercitare una sorveglianza attenta su Internet con un

monitoraggio di cyber security che possa individuare le comunicazioni tra questi individui e quindi scoprire qualche possibile complotto. La prevenzione è fondamentale, anche se non è sufficiente solo quella a eliminare i rischi».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica