Il docente ai giovani musulmani: "Entrate nelle deludenti istituzioni italiane"

Stefano Allievi, membro del Consiglio per le Relazioni con l’Islam italiano, organismo presieduto da Alfano, critica le istituzioni italiane e i giornalisti definendoli "sporche carogne"

Il docente ai giovani musulmani: "Entrate nelle deludenti istituzioni italiane"

Un docente universitario dell’Università di Padova va in moschea e definisce politica, Esercito, Carabinieri e Marina “istituzioni deludenti” e alcuni giornalisti “sporche carogne” davanti allo stato maggiore islamista. E’ successo presso il Centro Islamico di Verona lo scorso 21 agosto, durante il sesto seminario scientifico per gli imam e i responsabili dei centri islamici, organizzato dall’Associazione Italiana Imam e Guide Religiose, dove è stato invitato come ospite d’onore il prof. Saad Eddin al-Osmani, precedentemente a capo del partito islamista marocchino vicino all’area Fratelli Musulmani “Giustizia e Sviluppo” e Ministro degli Affari Esteri del Marocco tra il gennaio 2012 e l’ottobre 2013. Il docente in questione è l’islamologo Stefano Allievi, direttore del Master sull’Islam in Europa dell’Università di Padova, membro del Consiglio per le Relazioni con l’Islam italiano, organismo con funzioni consultive sulle questioni relative alla presenza in Italia di comunità musulmane e presieduto dal Ministro degli Interni Angelino Alfano. Durante il suo intervento (uno dei pochi in italiano, mentre gli altri sono stati esposti in arabo) Allievi ha affermato, in riferimento all’eventuale concessione della cittadinanza e all’inserimento dei musulmani nelle istituzioni italiane: “…giovani delusi entrino, facciano lo sforzo come i nostri, di entrare in istituzioni deludenti, la politica, l’arma, l’esercito, i carabinieri, la marina, servizio sanitario nazionale non c’è bisogno perché c’è già pieno di medici che ne fanno parte, li conosco da anni... In riferimento alla presenza di esponenti islamici alle trasmissioni televisive segue: Posso dirlo, ma siamo in una moschea, non posso usare delle parolacce, certo che alcuni giornalisti sono delle sporche carogne, però bisogna andarci, io sono per andarci. Semmai il sacrificio che va chiesto alle leadership attuali, lo dico un po’ così mettendo i piedi nei piatti vostri con delicatezza, è che ci vada chi è preparato, non chi, solo perché è qua da trent’anni, crede di esser preparato”.

Poco dopo Allievi suggerisce all’audience di mandare alle trasmissioni giovani che sanno molto bene l’italiano, spiegando che in questo modo i giornalisti, che hanno l’obiettivo di “fregarli” non ci riescono. Come se i fraintendimenti linguistici fossero il principale problema dell’Islam in Italia. Delle affermazioni che necessitano di un chiarimento immediato e che sono inaccettabili e irresponsabili, specie se fatte da un docente che siede a un tavolo istituzionale: in un periodo storico (il nostro) nel quale il problema della radicalizzazione è dilagante, affermazioni come quelle trascritte, rischiano infatti di delegittimare le Istituzioni e di istigare odio nei confronti di queste ultime e di “alcuni giornalisti”, magari quelli che non condividono certe idee sull’Islam. Favorendo, inoltre, la propaganda e gli obiettivi strategici dei gruppi appartenenti all’islamismo radicale. In un momento come questo, in cui le istituzioni europee sono sotto attacco da parte dell’Islam radicale, dopo i gravi fatti di Charlie Hebdo e in piena repressione erdoganiana nei confronti dei giornalisti, andrebbero usati ben altri toni, soprattutto se a parlare è un docente con incarichi di questo tipo.

Allievi

Allievi gli islamisti li conosce da anni, senza dubbio, tanto che lo scorso 3 maggio al circolo PD “Il Ponte “ di Padova ha presentato la conferenza “Musulmani e Italiani per l’integrazione e contro l’estremismo”, assieme a Hind Talibi (Comunità Islamica di Padova) e a Roberto Hamza Piccardo, ex segretario ed ex portavoce Ucoii, recentemente sceso in pista per sostenere il diritto alla poligamia. Durante la campagna elettorale milanese, nonostante la presenza di un’altra musulmana tra i candidati PD, Maryan Ismail (dalle visioni più laiche e il cui fratello, Jusuf Mohammed Ismail, ambasciatore somalo all’Onu di Ginevra, veniva ucciso lo scorso anno dai terroristi islamici di al-Shabab in Somalia), Stefano Allievi si era pubblicamente espresso su Facebook a favore di Sumaya Abdel Qader (come affermato da egli stesso in conferenza, aggiungendo che anche alcuni suoi parenti a Milano hanno votato per lei), la consigliera comunale recentemente eletta a Milano nella lista PD di Beppe Sala e finita al centro di polemiche per rapporti con l’area Fratelli Musulmani (FIOE), per l’appartenenza al Caim e per le numerose immagini e i commenti pubblicati da sua madre su Facebook a favore di Hamas (braccio palestinese dei Fratelli Musulmani) e del jihad. Anche Sumaya era presente a Verona, assieme al marito, Abdallah Kabakebbji, al fianco di Stefano Allievi durante la presentazione. Abdallah era finito al centro di controversie di recente per aver definito Israele un “errore storico, politico, una truffa” e per aver suggerito un bel “Ctrl-alt- canc” per risolvere la faccenda israeliana. In prima fila alla conferenza c’erano poi il suocero di Sumaya, Maher Kabakebbji (presidente del Waqf al- Islami), la suocera Souheir Katkouda (presidentessa Associazione Donne Musulmane in Italia) e Aboulkeir Breigheche, portavoce dell'Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose, presidente della Comunità Islamica del Trentino-Alto Adige, tra i fondatori dell'Ucoii, ex presidente dell'Alleanza Islamica d’ Italia, associazione che rappresenta i Fratelli Musulmani essendo membro della Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (Fioe). Presente anche Chaima Fatihi, ex responsabile per le pubbliche relazioni dei Giovani Musulmani d’Italia GMI, ben nota per alcuni coloriti post tra cui: “La Francia con la sua laicità liberticida ed opprimente si ritrova questa conseguenza di violenze”, pubblicato nemmeno un mese dopo le carneficine di Parigi del novembre 2015. E un altro in cui aveva definito Israele “Stato illegale e cancro del Medioriente”.

Ciliegina sulla torta, la scorsa primavera nella sede veronese dell’Associazione Italiana Imam e Guide Religiose era atteso Tareq al-Swaidan, noto per le sue posizioni anti-ebraiche: “Tutte le madri della nazione islamica – non solo quelle palestinesi – dovrebbero nutrire i loro figli con l’odio verso gli Ebrei. Li Odiamo. Loro sono il nostro nemico. Dobbiamo instillare questo nelle anime dei nostri figli, finché una nuova generazione crescerà e li spazzerà via dalla faccia della Terra... Ciascuno di noi, uscendo da questa sala, dovrebbe pensare a un piano per annientare Israele.” Non è certo un caso che Belgio, Francia e Gran Bretagna hanno proibito l’ingresso ad al-Swaidan. Provvedimento messo in atto anche dall’Italia, come illustrava il Ministro degli Interni Alfano ad aprile: “Nel caso in cui l'imam, figura ben nota alle nostre forze di polizia e a quelle degli altri Paesi dell'area Schengen in relazione alle sue attività precedenti di predicazione, connotate per contenuti radicali antioccidentali e antisemiti e per la sua nota vicinanza ai Fratelli Musulmani cercasse di varcare i nostri confini - ha detto Alfano - verrebbe immediatamente respinto. Abbiamo già allertato le questure ed i posti di frontiera. L'attenzione è altissima e non potrà fare ingresso nel nostro territorio. Lui è come i sei imam che sono stato espulsi dietro mio provvedimento”.

Provvedimento non gradito e criticato da Davide Piccardo, figlio del già citato Roberto e presidente del Caim, ma anche da Chaima Fatihi, da Abdallah Kabakebbji e dalla stessa Associazione Imam e Guide Religiose che ha ospitato il seminario con al-Osmani e Allievi. Davide Piccardo arrivava ad affermare su Facebook che Tareq al-Swaidan “non ha mai sostenuto in nessun modo posizioni estremiste o violente” e che “subisce questo ostracismo solo a causa delle sue posizioni anti- sioniste a sostegno del popolo palestinese”. Peccato che al-Swaidan è autore di un’Enciclopedia illustrata sugli ebrei che lascia ben pochi dubbi sulle sue posizioni anti-ebraiche. I fatti esposti sopra mostrano un “quadretto” ben poco rassicurante per quanto riguarda quell’Islam organizzato che alcuni ambienti intellettuali stanno cercando di sdoganare, coinvolgendolo in rapporti decisamente affrettati con le Istituzioni ed anche il linguaggio utilizzato dall’ “esperto” in questione non può non destare perplessità.

Non dimentichiamo che la retorica della partecipazione istituzionale e politica espressa da Allievi all’interno dell’intervento trascritto in questo articolo, fa parte di una storicamente ben nota strategia che certe branche dell’islamismo, tra cui i Fratelli Musulmani, utilizzano per infiltrare il tessuto sociale all’interno del quale operano, penetrando in maniera forte e capillare la realtà sociale colpita e avanzando così efficacemente, i loro obiettivi. E su questo è bene riflettere con estrema cautela.

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