Docenti trasferiti, arriva l'alt dei giudici. La dirigente: "Ora basta con i ricorsi"

Sfilza di ordinanze a favore delle maestre. Sistema a rischio paralisi

Docenti trasferiti, arriva l'alt dei giudici. La dirigente: "Ora basta con i ricorsi"

Milano Insegnanti che trascinano il Ministero dell'Istruzione in tribunale, reo di averli «deportati» dal Sud nel profondo Nord. Giudici che a cascata cominciano a dare loro ragione, ravvisando nei trasferimenti disposti dal cervellone ministeriale una «violazione» dei loro diritti. E infine, dirigenti scolastici imbufaliti perché per effetto delle decisioni delle toghe il sistema delle cattedre rischia di andare in tilt, con continui cambi di nomine.

A un mese dall'inizio dell'anno scolastico, il risultato dell'infornata di assunzioni messa in atto dalla Buona Scuola renziana è un pasticcio giuridico ma soprattutto organizzativo. Con istituiti che navigano a vista e insegnamenti a porte girevoli momentaneamente retti da supplenti in attesa di titolari che forse non arriveranno mai. Che il caos fosse nell'aria lo si era intuito quando i neo assunti avevano annunciato una pioggia di ricorsi contro le destinazioni stabilite dall'algoritmodel Miur che li obbligava a fare le valigie per lavorare a centinaia di chilometri da casa. Ora, mano a mano che le impugnative vengono esaminate dai tribunali prende forma un orientamento giuridico dalle conseguenze pratiche imprevedibili. Già a settembre infatti la sezione del lavoro del tribunale di Salerno aveva accolto le istanze di una maestra che si era opposta al trasferimento in Emilia Romagna. E ancora, un'insegnante di una primaria di Barletta aveva ottenuto dal tribunale di Trani la sospensiva del suo trasferimento a Udine, insieme all'obbligo per il Miur di trovarle una sede in regione. Nei giorni scorsi poi, tre ordinanze del Tar di Brindisi non solo vanno della stessa direzione, ma ravvisano anche una «lesione di diritti della persona costituzionalmente garantiti» nell'emigrazione imposta per lavoro a donne con bambini. Così i giudici hanno dato ragione ad altrettante docenti pugliesi destinate a scuole elementari del veneziano e a Padova, che contestavano di essere state scavalcate in graduatoria. Per i magistrati, al di là delle procedure di scorrimento, «l'assegnazione di una sede distante oltre mille chilometri dal comune di residenza determinerebbe una totale modifica delle abitudini di vita, anche personali e familiari: in particolare la ricorrente è madre di tre ragazzi che necessitano della presenza quotidiana della figura materna». Un giudizio di merito che accresce nei dirigenti scolastici i timori di un effetto domino. Con questo ritmo si porrebbe infatti un problema enorme nello scacchiere delle cattedre ad anno scolastico ormai avviato. Tanto che in Veneto, dopo le ultime sospensive, la direttrice dell'Ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame, ha detto basta.

«Accetteremo i ricorsi solo fino alla prossima settimana, poi saranno accolti il prossimo anno: è impensabile cambiare di continuo». Con un messaggio chiaro alle toghe: «Se i tribunali decideranno diversamente si prenderanno loro la responsabilità nei confronti degli studenti».

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