Cronache

Il dolore di un padre che ha perso il figlio col "blackout challenge"

Nel 2018 il suo Igor è morto come la bimba di Palermo: "La mia storia, monito per tutti"

Il dolore di un padre che ha perso il figlio col "blackout challenge"

Quando tre giorni fa il signor Ramon Maj ha saputo di Antonella, 10 anni, morta soffocata partecipando su TikTok a una «challenge» dal nome «blackout», avrebbe desiderato fare una sola cosa: abbracciare il padre della bimba palermitana. Genitori distanti tra loro oltre mille chilometri: Ramon abita in Lombardia, Angelo in Sicilia. Eppure Angelo quell'abbraccio lo ha sentito forte. Perché solo Ramon può sapere davvero ciò che prova Angelo. Anche Ramon, infatti, ha perso un figlio con le stesse assurde modalità con cui Angelo si visto spirare tra le braccia la sua Antonella.

Il figlio di Ramon si chiamava Igor (anzi, si chiama Igor, visto che per i genitori un figlio non muore mai), aveva 14 anni, ed era il prototipo del giovane che farebbe la felicità di qualsiasi genitori: bello, affettuoso, intelligente, altruista, sportivo. Eppure anche un ragazzo d'oro come Igor un giorno è caduto nella trappola infernale di una «sfida estrema». Com'è potuto accadere? Ramon non ha mai smesso di domandarselo. Da quel maledetto 6 settembre 2018, quando vide il figlio penzolare con una corda al collo, la risposta non l'ha trovata. Eppure seguita a cercarla. Come? Frequentando le scuole, parlando con i giovani (e i loro genitori) il più possibile, informandosi senza tregua su tutti i mostri nascosti sul web. Quegli stessi mostri che gli hanno scippato l'amore di Igor. L'obiettivo di un padre esemplare come Ramon è uno solo: «Evitare che ciò che è capitato a me e Igor, accada ad altri». Da qui il suo impegno encomiabile per una «educazione digitale» che coinvolga il maggior numero di ragazzi, tutti potenziali Igor e Antonella. «Chi cade nel buco nero dei giochi di morte - testimonia Ramon - non è necessariamente un giovane problematico, con alle spalle chissà quale disagio; Igor, ad esempio, era un 14enne sereno, una famiglia felice, io e lui facevamo sport insieme c'era un feeling perfetto. Eppure...». Ramon, appena conosciuta la tragedia di Antonella, ha accolto l'invito di una trasmissione Rai e ha raccontato la sua disgrazia. Una testimonianza utile per gli altri. Che, magari, servirà a salvare qualche vita. A tre anni dalla morte di Igor, Ramon pensava di non emozionarsi più parlando del figlio. E invece ogni volta la commozione lo travolge. Quel groppo in gola, forse, è un groviglio di rimpianti: «Quando con Igor parlavo di possibili rischi, mi venivano in mente solo i pericolo della mia generazione: alcol, droga, incidenti stradali. Non ero al corrente dei pericoli della rete. Di cose tipo Blackout challenge ignoravo l'esistenza. Non mi ero posto il problema di mettermi al passo con i nuovi tempi della tecnologia virtuale».

Ecco perché dalla morte di Igor non ha più smesso di fare opera di comunicazione. Negli occhi di tutti i ragazzi che incontra Ramon rivede la luce di suo figlio.

Una luce più forte di qualsiasi blackout.

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