
Il prete sbugiardato dal vescovo e sfrattato dal Comune invoca un presidio pro migranti ma gli abitanti del quartiere non lo sopportano più per il degrado, la sporcizia e il cattivo odore. Sembra la trama di un B-movie, è quello che sta succedendo da settimane a Pistoia nella parrocchia di via Santa Maria Maggiore a Vicofaro, dove la comunità di accoglienza di migranti gestita da don Massimo Biancalani (foto) sin dal 2016 verrà presto smantellata per le drammatiche condizioni igienico-sanitarie della struttura della parrocchia dove vivevano duecento immigrati, tra "pidocchi, pulci e piattole" spazzatura, accampamenti, biciclette e monopattini accatastati, bombole di gas vicine a impianti elettrici fatiscenti, liquame sparso ovunque, brande, vestiti e carrelli della spesa a fare da arredamento. I poliziotti che sin dal mattino hanno chiuso le strade limitrofe con i divieti di sosta per "motivi di ordine pubblico" sono l'antipasto di ciò che succedera a ore, a giorni. L'ordinanza di sgombero del sindaco Alessandro Tomasi, motivata dal "grave degrado igienico-sanitario connaturato a una reviviscenza del sovraffollamento della struttura" e dalle "condizioni gravemente insalubri" è di due settimane fa, ancora qualche giorno e della comunità non resterà più traccia. Nelle intenzioni dell'amministrazione bisognerà procedere a una graduale esfiltrazione dei migranti, per evitare disordini. Don Biancalani ha annunciato un presidio davanti alla chiesa, gli avvocati Fausto Malucchi e Elena Baldi presenteranno il ricorso contro l'ordinanza, si annuncia una guerra di carte bollate e ricorsi al Tar.
Eppure la situazione è ormai chiara. Troppi i 196 stranieri per una capienza massima di 70 persone, altissimi i rischi per i disperati che ci vivono tra emergenza sanitaria, "rischio incendi per la mancanza totale dei requisiti dell'agibilità" e il rischio di diffusione di malattie infettive. E dire che il sindaco, il prefetto Licia Donatella Messina e persino il vescovo Fausto Tardelli ci avevano provato a convincere il sacerdote, diventato "famoso" per gli scazzi via social con Matteo Salvini dopo una foto che lo ritraeva assieme ai suoi ragazzi dentro la piscina, a spostare almeno la metà degli ospiti nei centri di accoglienza nelle province di Pistoia, Prato e Firenze. Niente da fare, Biancalani ha più volte impedito la visita di Asl e polizia municipale fino al blitz delle scorse settimane
E proprio ieri è Tardelli a prendere le distanze dal suo don. La Diocesi si è impegnata "per spirito umanitario ed evangelico, con l'appoggio della Caritas a preparare strutture alternative", l'ipotesi di un presidio è considerata inaccettabile di fronte a una "situazione igienico-sanitaria che non permette più un'accoglienza dignitosa, umana e in sicurezza delle persone", mentre "le forze dell'ordine offrono il loro supporto solo per garantire la sicurezza di tutti".
"Per questo - si legge sul sito della Diocesi - prendiamo le distanze in maniera netta e assoluta dal comunicato di don Biancalani". Una scomunica vera e propria, segno che anche dentro una Chiesa fin troppo tollerante con l'accoglienza a tutti i costi, dopo la morte di Papa Bergoglio l'aria è cambiata.