New York «La quiete prima della tempesta»: con questa frase dai toni minacciosi il presidente americano Donald Trump lascia il mondo con il fiato sospeso. Ancora di più visto che il tycoon l'ha pronunciata in occasione di una cena alla Casa Bianca con i vertici militari Usa. Al momento della foto di rito con i generali e le rispettive consorti (c'era anche la first lady Melania), il Commander in Chief ha detto ai giornalisti: «Sapete cosa rappresenta? Forse è la quiete prima della tempesta». «In questa stanza ci sono i militari migliori al mondo», ha continuato, e a chi gli chiedeva di spiegare meglio il messaggio sibillino, se facesse riferimento alla Nord Corea, all'Isis o all'Iran, ha risposto, in perfetto stile Trump: «Lo scoprirete». Scatenando così una serie di ipotesi e interrogativi. Potrebbe trattarsi di una eventuale ulteriore escalation con Pyongyang, proprio mentre arriva l'appello del direttore dell'Ican, nel giorno in cui l'organizzazione ha vinto il Nobel per la pace. «Trump e Kim Jong-un «devono fermarsi», ha detto Beatrice Fihn: «Le armi nucleari sono illegali, minacciare di usarle è illegale, svilupparle è illegale». In realtà, per diversi osservatori, la frase di Trump potrebbe essere rivolta alla questione dell'accordo sul nucleare iraniano. Entro il 15 ottobre dovrà scegliere se certificare o meno il rispetto dell'intesa da parte di Teheran, e secondo diverse fonti avrebbe deciso per l'opzione negativa. L'Iran non ha rispettato lo «spirito» dell'accordo raggiunto dai 5+1, ha detto il presidente prima di discutere della faccenda con i leader militari a Pennsylvania Avenue. «Non dobbiamo consentire alla Repubblica Islamica di ottenere le armi nucleari», ha precisato, sottolineato che «il regime iraniano sostiene il terrorismo ed esporta violenza, spargimenti di sangue e caos in Medio Oriente. Questo è il motivo per cui dobbiamo mettere fine alle continue aggressioni e alle ambizioni nucleari di Teheran». Quindi, ha precisato che «non sono stati all'altezza dello spirito dell'accordo». Secondo il Washington Post dovrebbe annunciare la sua decisione il 12 ottobre, e non è escluso un possibile colpo di scena. Per ora, tuttavia, Trump si asterrebbe dal raccomandare al Congresso di reintrodurre le sanzioni, che farebbero di fatto saltare l'accordo, mentre l'obiettivo sarebbe di creare pressione per rafforzarlo. Affermazioni in ogni caso molto distanti dalla posizione dell'Unione Europea, secondo cui l'intesa sul nucleare «funziona e sta dando risultati». La Commissione europea «si aspetta che tutti gli attori coinvolti la rispettino», ha spiegato una portavoce richiamando le posizioni espresse dall'Alto rappresentante per gli affari esteri Federica Mogherini, la quale «ha detto chiaramente che l'accordo non può essere rinegoziato». E peraltro anche l'amministrazione Usa è divisa, con il capo del Pentagono James Mattis che nei giorni scorsi ha spezzato una lancia a favore dell'intesa in un'audizione al Congresso, sostenendo non solo che l'Iran l'ha «sostanzialmente rispettata», ma che essa «è nell'interesse degli Usa» e quindi il presidente «dovrebbe considerare di mantenerla».
Intanto, sul fronte interno, rimane aperta la frattura tra Trump e il segretario di stato Rex Tillerson.
Secondo Axios, sito specializzato nella politica Usa, numerosi consiglieri della Casa Bianca stanno spingendo per sostituire il titolare di Foggy Bottom con l'attuale direttore della Cia, Mike Pompeo. Un'ipotesi su cui anche Trump non sarebbe contrario, pur se vorrebbe aspettare l'anno prossimo per evitare altri avvicendamenti nel governo.
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