I guai arrivano da tutte le parti per Angelino Alfano. Vengono dall'Europa per la politica sull'immigrazione nel Mediterraneo che continua a gravare sull'Italia e dalla piazza romana per gli incidenti con manganellate tra operai e poliziotti.
La Ue ribadisce che la nuova «Operazione Triton» - parte oggi e in 2 mesi sostituirà «Mare nostrum» - non esime il nostro Paese dalle sue responsabilità sotto la legge internazionale, che prevede l'assistenza dei migranti quando necessario: «Con o senza Mare Nostrum gli obblighi sono gli stessi. L'Italia è deve destinare risorse per controllare i confini della Ue, per assistere le navi in difficoltà e per le missioni di salvataggio», dicono dalla Commissione europea. E ancora: «I migranti vanno soccorsi e le domande di asilo esaminate». Altra batosta per il ministro dell'Interno, che già si dibatte in un clima infuocato dopo gli incidenti tra operai e poliziotti.
Per il premier e per il Pd sempre più il leader centrista diventa un alleato imbarazzante, che divide. M5S e Sel hanno presentato una mozione di sfiducia per il titolare del Viminale e la Lega si unisce chiedendo le sue dimissioni. Fi quella mozione non la voterà, ma il segnale dell'azzurro Toti è chiaro: «Dovrebbe rifletterci Alfano. Non siamo soddisfatti del suo operato. E non mi pare che il ministero degli Interni sia una delle punte di diamante del governo Renzi, se ne esistono».
Dopo le manganellate, nel mirino c'è il ministro e quella catena di comando dal ministero alle forze dell'ordine che non ha funzionato. Un italiano su due vuole le dimissioni di Alfano, secondo l'ultimo sondaggio dell'Istituto demoscopico Ixè per la trasmissione di Rai3 «Agorà». Il 50 per cento degli intervistati non ha trovato convincente la relazione alle Camere del leader di Ncd sugli operai colpiti negli incidenti, il 39 per cento è di parere contrario e l'11 non sa rispondere.
La fiducia in Alfano scende al 12 per cento, registrando un meno 1 per cento che probabilmente ha qualche peso nella lieve flessione dello stesso Renzi.
Non aiutano certo le accuse e le polemiche scatenatesi dopo la presentazione in pompa magna del ministro, con la collega della Difesa Roberta Pinotti, di «Triton», l'operazione dell'Agenzia Europea Frontex.
Alfano ed Ncd parlano di «risultato storico», di grande successo dell'Italia, di Europa che «ha preso coscienza delle sue frontiere». Ma in concreto si capisce che i partner Ue continuano a lasciare in mani italiane la patata bollente degli sbarchi massicci.
«La Germania - attacca Maurizio Gasparri di Fi - manderà un elicottero e 10 poliziotti nella prossima estate. Siamo alla beffa. I clandestini continueranno ad arrivare in Italia con spese enormi per noi. La recita dei ministri non può occultare questa realtà: l'Europa ci ha lasciato il cerino in mano».
La presidente di FdI Giorgia Meloni incalza: «Questi immigrati raccolti in mare sempre in Italia verranno portati e sempre l'Italia dovrà occuparsene. Finché l'Europa non deciderà la distribuzione equa dei richiedenti asilo in tutti i 28 Paesi Ue».
«Non abbiamo scritto giocondo sulla fronte», è la battuta del leader della Lega Matteo Salvini.
E Luca Zaia parla di «passaggio da zuppa a pan bagnato». L'eurodeputato azzurro Toti tira le fila: « Non è un bel momento per Alfano, dal caso kazako, alle botte agli operai, non è che stia brillando l'attività del Viminale nella gestione Ncd».
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