Doppiosessismo. I vizi di Morisi messi in piazza

Doppiosessismo. I vizi di Morisi messi in piazza

D a più di una settimana la gogna mediatica non molla il colpo. Ogni particolare della vita privata di Luca Morisi, ex spin doctor di Matteo Salvini finito al centro di una brutta storia di ragazzi escort e droga, viene esibito sui giornali. Cronache morbose che indugiano su particolari torbidi e torridi, intercettazioni prive di qualunque interesse penale pubblicate con un solo intento: colpire Morisi per screditare politicamente Matteo Salvini.

Ad accendere i motori delle ventole sparafango c'è quella sinistra che affolla le piazze in nome dei diritti Lgbt+, con quel più che vorrebbe includere tutti, ma che nel caso di Morisi diventa un meno: tutti tranne lui.

Mentre l'intellighentia dibatte sulla schwea, l'orrida lettera che nel nome della parità di genere annulla le differenze tra maschile e femminile, la vita sessuale dell'ex braccio destro social di Salvini può essere spiattellata ovunque, senza distinzione alcuna tra pubblico e privato e senza che nessun pretoriano della difesa dei diritti sopraccitati faccia un plissé. Perché, evidentemente, se sei di sinistra sei per definizione al riparo dall'accusa di attaccare i gay. Ma soprattutto perché per Morisi vale la legge del taglione: siccome la famigerata Bestia non è mai stata tenera con gli omosessuali, ora si può essere bestiali anche con lui. In difesa della sua sfera privata non partirà nessuna campagna social e non si mobiliterà nessuna piazza arcobaleno.

Su di lui solo fulmini e saette moralistiche. E anche quando qualcuno lo farà, come il presidente dell'Arcigay che giorni fa ha timidamente difeso la privacy dell'ex social-guru, verrà ignorato dalla stampa mainstream. Dal doppiopesismo al doppiosessimo.

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