La consapevolezza che la guerra tra Russia e Ucraina può ulteriormente crescere d'intensità aleggia sull'Assemblea generale delle Nazioni Unite riunita ad ascoltare l'intervento di Joe Biden. Parole dure quelle del presidente americano, che bolla come «irresponsabili» le «minacce russe» e assicura che l'Occidente «non si farà intimidire». «Una guerra nucleare non può essere mai vinta e non deve essere combattuta», spiega l'inquilino della Casa Bianca. Tra i banchi del Palazzo di Vetro c'è anche Mario Draghi, che - non è un mistero - sposa in pieno la linea dell'amministrazione statunitense. I due si incrociano a sera, quando in Italia è notte fonda, al ricevimento offerto dal presidente americano ai capi delegazioni presenti all'Assemblea generale. Il tentativo è quello di ritagliare qualche minuto per uno scambio di impressioni sull'escalation in corso. Poi, se sarà necessario, i due si sentiranno al telefono nei prossimi giorni per gli approfondimenti del caso. Uno scambio durante il quel l'ex numero uno della Bce non potrà che ribadire la posizione italiana, di pieno sostegno a Kiev e fortemente critica verso Mosca. Parole che, ovviamente, non potranno non tenere conto della situazione politica italiana e delle elezioni di domenica.
La mobilitazione annunciata da Putin e il referendum in Donbass, infatti, necessitano di contromosse rapide e decise. A tutti i livelli. Certo, c'è da valutare quando davvero il Cremlino darà seguito alle sue minacce e se avrà contraccolpi il fatto che molti russi hanno scelto di abbandonare il Paese piuttosto che rispondere alla chiamata alle armi di Putin che ha allertato 300mila riservisti. Ma intanto Nato e Ue sono già in allerta.
Su fronte dell'Alleanza atlantica si sta valutando di aumentare i contingenti e i tempi di mobilitazione militare sul corridoio dei Paesi baltici. Non è un caso che proprio ieri il ministro della Difesa della Lituania abbia annunciato che le forze militari lituane sono state messe in «massima allerta» dopo il discorso di Putin. Ma la Nato è intenzionata anche a incrementare la produzione militare di armi e munizioni. «Per assicurare la difesa dei nostri territori, ma anche per continuare a sostenere l'Ucraina», spiega il segretario generale Jens Stoltenberg. Sul versante Ue, invece, si sta ragionando su un forte inasprimento delle sanzioni già dalla prossima settimana, anche approvando un nuovo pacchetto.
Tutti temi che saranno al centro del confronto tra Biden e Draghi. Trattandosi di decisioni che potrebbero essere prese di qui alle prossime settimane quindi dopo le elezioni in Italia, ma senza ancora in carica il nuovo governo - l'ex numero della Bce non potrà che raccordarsi con il futuro presidente del Consiglio o - se il risultato elettorale dovesse lasciare aperti scenari diversi con le leadership dei partiti più importanti.
Perché, come è ovvio che sia, Draghi può impegnare l'Italia solo fino a quando sarà
a Palazzo Chigi, non certo per il dopo. Ecco perché dovrebbe essere approvato già la prossima settima il quinto decreto interministeriale (Difesa, Mef, Esteri) per l'invio di nuove armi a Kiev, vecchie e nuove dotazioni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.