Dite la verità: quando vi mancano le dirette Facebook di Giuseppe Conte? In generale penso molto poco, e non riguarda solo Conte ma i politici in generale e i loro social manager, da Di Maio a Conte, da Salvini alla Meloni, da Letta a Calenda (che risponde personalmente a chiunque). Donald Trump, dopo aver perso le elezioni e essere stato bannato da Twitter e Facebook, nel frattempo si è aperto una pagina per conto suo, con risultati miseri (anche perché i social sono fatti per i commentatori), mentre bisogna ammettere che Mario Draghi è il più serio: ha dimostrato che non usare i social network (almeno per lui, perché gode di grande rispetto) porta a un incremento di popolarità sul web, tant'è che usa i canali tradizionali, le conferenze stampa (quando servono), e soprattutto i fatti, con il risultato su internet del 77% dei casi positivo o neutro.
Cento giorni di governo senza Facebook e senza Twitter ma la sua web reputation è al massimo: infatti nei suoi primi cento giorni ha ottenuto cinque volte il consenso ottenuto nei primi tre mesi da Giuseppe Conte, e si capisce anche perché. I risultati si vedono, e non siamo sommersi da ddl recitati per mezz'ora senza che succeda niente in pratica.
In realtà il tenersi fuori dalle polemiche web ma mantenere le promesse è a livello della sua autorevolezza (d'altra parte ve li immaginate gli statisti in passato, da Andreotti a Bettino Craxi a il nostro amato Silvio stare lì a trafficare sui social ogni ora?) come quella della sostituzione del commissario dell'emergenza con la nomina del generale Paolo Figliuolo. Non ci sono tweet né status, le polemiche web ci sono si sono scatenate dai soliti attaccabrighe pseudointellettuali (come la femminista Michela Murgia, che ha individuato in Figliolo qualcuno di cui aver paura, perché ha la divisa, simbolo della cultura patriarcale, fascista, ecc, subito ripresa dalla Gruber), mentre grazie a Mario Draghi faremo l'estate quasi tutti vaccinati.
Segno anche che gli utenti dei social si sono stancati di leggere promesse. Insomma, morale della favola: fatti, non parole, e soprattutto non status e tweet, sono un po' tutti stanchi della propaganda, quando ci sono i risultati, specie durante una pandemia e annessa crisi economica, vince il silenzio.
Giuseppe Conte è quello che soffrirà più di tutti, negli ultimi tre giorni ha twittato dalla vittoria dei Maneskin al suo dolore per la caduta della funivia, e lo avrebbe fatto anche da presidente del Consiglio, e a nessuno sarebbe fregato niente.
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