Sono le 7.14 di mattina quando Mario Draghi condanna pubblicamente l'invasione russa dell'Ucraina. Il primo atto di quella che è certamente la giornata più lunga dell'ex numero uno della Bce da quando siede a Palazzo Chigi. L'attacco di Mosca nelle prime ore dell'alba di ieri, infatti, scuote le diplomazie occidentali in piena notte, quando già iniziano i primi contatti. Così, di prima mattina i principali leader europei hanno già preso nettamente le distanze dall'aggressione di Vladimir Putin. Di qui, la scelta del premier di bollare di buon ora l'attacco della Russia come «ingiustificato» e «ingiustificabile». Draghi esprime solidarietà all'Ucraina e fa sapere che alleati europei e Stati Uniti già sono «al lavoro per rispondere immediatamente con unità e determinazione».
Sul tavolo, ovviamente, c'è il tema delle sanzioni. Un nuovo pacchetto di misure che - annuncia la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen - sarà «massiccio». In realtà, è questo il dossier più delicato perché, come è noto, non tutti i partner occidentali hanno lo stesso approccio. D'altra parte, ci sono Paesi - e l'Italia è uno di questi - che per la loro dipendenza energetica dalla Russa rischiano di pagare un prezzo economico molto alto. L'attuale scenario di crisi, spiega infatti il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, «si inserisce in un contesto di forte dipendenza sul piano energetico», visto che «Ue e Regno Unito importano complessivamente il 40% del gas dalla Russia».
Così, dopo un rapido Consiglio dei ministri in cui viene dato mandato a Draghi per una risposta dura sul fronte delle sanzioni, il premier decide di parlare a favore di telecamere e fare il punto sulla posizione italiana. Spiega che nel pomeriggio si terrà una consultazione del G7 da remoto, alla presenza del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e a sera un Consiglio Ue straordinario de visu a Bruxelles. Sarà a quei due tavoli che si prenderanno decisioni sulle sanzioni. Che Draghi, però, annuncia già come «molto dure». E spiega: «Avevamo ribadito in tutte le sedi di essere pronti a imporre conseguenze severe nel caso la Russia, come è purtroppo accaduto, avesse respinto i nostri tentativi di risolvere la crisi per via politica. Questo è il momento di metterle in campo. L'Italia è pienamente allineata ai partner su questa posizione». Poi, una stoccata a Putin, che fino all'ultimo ha mostrato il volto di una diplomazia disposta a dialogare quando invece - come peraltro sostenevano con forza sia Washington che Londra - l'attacco era già deciso da tempo. «Le azioni del governo russo di questi giorni - dice il premier - rendono il dialogo nei fatti impossibile. L'Italia, l'Ue e tutti gli alleati chiedono a Putin di mettere fine immediatamente allo spargimento di sangue e di ritirare le proprie forze militari al di fuori dei confini internazionalmente riconosciuti dell'Ucraina».
Intanto si susseguono le riunioni. Sergio Mattarella presiede il Consiglio supremo di difesa, convocato ad hoc. Draghi riferirà prima alla Camera e poi al Senato questa mattina. E bisserà martedì quando in Parlamento le forze politiche si esprimeranno sulle comunicazioni del premier. Per la prima volta, peraltro, dovrebbero mostrare un'inedita unità, visto che anche l'unico partito di opposizione - FdI - ha assicurato «massima collaborazione».
Ieri, invece, è stata la volta della riunione del G7 in videoconferenza. «Siamo tutti molto colpiti da quanto è avvenuto stanotte. Questa crisi potrebbe durare a lungo, dobbiamo essere preparati», dice nel suo intervento Draghi. Che ribadisce poi la posizione italiana sulle sanzioni: «Siamo completamente allineati alla Francia, alla Germania, all'Ue.
Dobbiamo essere uniti, fermi, decisi e dobbiamo riaffermare in ogni possibile momento il nostro pieno sostegno all'Ucraina». È ormai pomeriggio inoltrato quando l'ex numero uno della Bce s'invola per Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario.
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