Il primo incontro di Mario Draghi con il cancelliere tedesco Olaf Scholz si accavalla, forse non casualmente, con il cambio di passo del Financial Times. Che pochi giorni fa auspicava la permanenza dell'ex Bce a Palazzo Chigi, a garanzia della «stabilità» dell'Italia. Mentre ieri ha sposato la tesi - fortemente condivisa a Palazzo Chigi - che un trasloco di Draghi al Quirinale «sarebbe più utile» al Paese. Un cambio di passo che ha un suo peso. Perché è vero che, per quanto possa essere autorevole la testata, è piuttosto provinciale star dietro alle riflessioni della stampa estera. Ma è pure innegabile che il quotidiano della City londinese ha un peso specifico sui mercati che forse non ha eguali tra i media. Inevitabile, insomma, che la sua presa di posizione abbia un rimbalzo importante in Italia.
Anche perché - magari può apparire «irrispettoso» affrontare il tema oggi, come spesso sottolineano fonti di governo - la partita del Quirinale condiziona ormai da mesi tutte le mosse dell'esecutivo. Il dato - al netto dei formalismi di chi preferisce svicolare - è incontrovertibile. E Draghi, legittimamente, vuole giocarsi la sfida fino in fondo. D'altra parte, quel che scrive l'ex direttore dell'Economist Bill Emmott sul Financial Times coincide esattamente con la linea che da giorni sposano a Palazzo Chigi. Draghi al Colle, si legge sulla bibbia della finanza, sarebbe sì «una soluzione imperfetta» ma la migliore possibile per l'Italia. Una riflessione che coincide alla lettera con quanto negli ultimi giorni dicono in off record alcuni degli uomini più vicini al premier: visto che nel 2023 scade comunque la legislatura, la prospettiva a Palazzo Chigi è di poco più di un anno, mentre al Quirinale l'ex Bce potrebbe garantire il Paese per un settennato. Considerazione che ha ovviamente un suo fondamento. Anche se la riflessione complessiva che si va facendo nelle stanze che contano del governo tiene in considerazione anche altri elementi. Il primo è che, se Draghi restasse premier, appena chiusa la partita del Quirinale il governo inizierebbe comunque a ballare come fosse su l'ottovolante. Matteo Salvini in particolare, infatti, non avrebbe alcuna ragione di sostenere l'esecutivo nell'anno elettorale mentre Giorgia Meloni fa opposizione da fuori con le mani libere. Il secondo sono i dati economici, che lasciano presagire un 2022 molto impegnativo e non troppo roseo, come sottolineano gli indicatori finanziari e il costo delle materie prime sempre in crescita.
Il questo scenario, ci sta che la politica del governo sia non poco rallentata. Non era mai successo, per dire, che a meno di una settimana da Natale il Parlamento non avesse votato neanche un solo emendamento alla legge di bilancio. È la fotografia di una condizione di stasi che ormai si va cronicizzando da settimane e che - è evidente - non si sbloccherà fino all'elezione del nuovo presidente della Repubblica, in agenda nell'ultima settimana di gennaio. Anche a Bruxelles, per dire, ci muoviamo al rallenty. Tanto che ad oggi l'Italia sta consapevolmente ignorando la partita in corso per la nomina del prossimo segretario generale della Nato.
Un clima di incertezza che accompagna anche il primo faccia a faccia tra il neo cancelliere tedesco Scholz e Draghi. Dopo essere stato a Parigi e Varsavia, ieri il successore di Angela Merkel ha continuato il suo viaggio di «presentazioni» nelle capitali europee con Roma. Ed ha avuto un incontro con Draghi a Palazzo Chigi. Una presa di contatto cordiale ma prudente, anche in attesa di capire come evolverà la situazione politica italiana. Non è un caso che sulla modifica del patto di stabilità ci sia stata una certa prudenza da entrambe le parti. Nel punto stampa l'ex Bce si è mosso con grande disinvoltura e ha rimandato la palla a Scholz. «Su questo tema non sono particolarmente competente», ha detto Draghi girando la domanda al cancelliere tedesco. Che si è limitato a constatare la «flessibilità dimostrata» negli anni passati ma non si è esposto più di tanto. Ha avuto, però, parole di elogio per il premier italiano. «Lo contraddico, sul patto di stabilità è estremamente competente», ha detto con un sorriso. E poi ha elogiato l'Italia sul fronte delle misure anti-Covid (quelle per cui ci aveva criticato giovedì notte a Bruxelles nella conferenza stampa congiunta con Emmanuel Macron). «Sul fronte della campagna vaccinale - ha detto Scholz - per noi l'Italia è un modello da seguire».
Ma la discriminante è l'economia.
E, prima di diventare cancelliere, Scholz è stato sempre molto critico con il debito pubblico italiano. Come pure il suo attuale ministro delle Finanze, Christian Lindner. Peraltro, proprio ieri Scholz ha nominato Joachim Nagel presidente della Banca centrale tedesca. Magari non un «falco», ma certamente un rigorista.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.