Draghi: "Dalla Cina ruolo attivo per la pace"

Draghi fa il punto sulla situazione in Ucraina. E spiega: "Per Putin tempi non maturi per incontro Zelensky". Ma uno spiraglio potrebbe essersi aperto

Draghi: "Dalla Cina ruolo attivo per la pace"

"L'Europa è unita e ha dimostrato compattezza, c'è l'esigenza di chiedere alla Cina un ruolo attivo nei negoziati di pace". Così, durante la conferenza con la stampa estera, il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha aperto alla mediazione da parte della Cina. Draghi ha affermato di avere "aspettative positive" sul ruolo che la Cina potrebbe avere nel raggiungimento della pace tra Russia e Ucraina, perché "potrebbe diventare protagonista di prima grandezza nell'avvicinare le due parti". Però, aggiunge Draghi, "bisogna vedere se queste aspettative sono confermate dal comportamento e dalle indicazioni del presidente Xi Jinping". In ogni caso, "lo spazio per un ruolo cinese esiste, ed è molto significativo" e verrà toccato nel vertice in programma domani tra Unione Europea e Cina.

Altro obiettivo deve essere quello di una difesa europea che veda alleati per sempre tutti i paesi dell'Ue. Un progetto, quindi, che non riguarda solamente gli eventi attuali, ma che sarebbe "il passo più importante per una politica comune europea. Tutti noi saremmo alleati per sempre, per un continente come l'Europa sarebbe un grande obiettivo. Bisogna andare su questa strada, l'Italia è sempre stata convinta". E, in questa logica, "la bussola europea è un primo passo". Un coordinamento europeo su difesa e spesa militare deve essere un obiettivo "esistenziale per l'Europa che non può essere preso alla leggera". Per questo, "bisogna essere seri altrimenti è meglio non parlarne più". Ma, al fine di costruire un progetto di difesa europea, è necessario "superare l'attuale sistema legato alle decisioni nazionali" e procedere a "un coordinamento sulla difesa: chi spende, quanto spende". Secondo Draghi, da lì è necessario partire.

In merito alle azioni per cercare una mediazione tra Russia e Ucraina, il premier italiano ricorda la telefonata di ieri con il presidente russo Vladimir Putin. I due capi di Stato si sono sentiti "per parlare di pace" e Draghu ha chiesto il cessate il fuoco, anche breve, per perettere ai civili di lasciare le zone in cui la guerra continua a imperversare e per fare in modo che possa avvenire un incontro con il presidente Zelensky. "Le condizioni non sono mature - ha precisato il premier - ma è stato aperto il corridoio umanitario di Mariupol". Uno spiraglio di avvicinamento tra Russia e Ucraina, anche se il leader italiano rimane ancora scettico: "Tutti vogliono vedere una luce, ma bisogna restare con i piedi per terra". La telefonata con il presidente Putin ha toccato anche il tema dei pagamenti, riferendo come Putin intenda mantenere in vigori i contratti sull'energia esistenti, per cui le aziende europee continueranno a pagare in euro o in dollari: "La conversione dal pagamento è un fatto interno alla federazione russa. Questo è quello che ho capito - ha spiegato Draghi - La sensazione che ho avuto è che non sia semplice cambiare la valuta del pagamento senza violare i contratti". In merito alle sanzioni messe in atto dai paesi europei, Mario Draghi, precisa che le iniziative prese per difendere l'Ucraina "funzionano".

Per quanto riguarda la questione della fornitura del gas, per cui l'Italia e, in generale l'Europa, dipendono dalla Russia, il premier Draghi ha precisato l'avvio di un processo di indipendenza: "Ci siamo mossi innanzitutto sulla diversificazione sui fornitori e verso le rinnovabili - ha detto il presidente del Consiglio - Bisogna aumentare la velocità degli investimenti in questo settore. Il processo autorizzativo per nuove installazioni fotovoltaiche ed eoliche è stato accelerato". E annuncia: "Riusciremo a sostituire il 30%, il 40% del gas russo. Il piano c'è, sta andando bene". Inoltre, per evitare di finanziare Putin, sarebbe necessario fissare il prezzo del gas e, anche se non si tratta di qualcosa di semplice, "c'è lo spazio per fissare un tetto", dato che la Russia "non può venderlo a nessun altro".

Infine, sulle polemiche che hanno riguardato il decreto Ucraina, che oggi ha ottenuto la fiducia del Senato, Draghi

precisa come nella maggioranza non ci sia disaccordo. E aggiunge: "Sul Def non è previsto che ci sia alcuna indicazione sulle spese militari", ma l'impegno preso dall'Italia risale al 2014 e tutti i governi lo hanno ribadito.

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